20 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Polemiche sul rigore

Crisi, Monti: La ripresa dipende anche dalle imprese

Mentre la Corte dei Conti mette in guardia dai rischi del solo rigore e Confindustria parla di ripresa nel 2015, il Governo insiste sulla disciplina fiscale e sulle riforme strutturali «operative già all'80%»

ROMA - La Corte dei Conti che mette in guardia dai rischi del solo rigore, Confindustria che metterebbe «la firma» per una ripresa dal 2015. Ma Mario Monti e i suoi ministri che insistono sulla strategia del governo: disciplina fiscale condizione necessaria per la crescita, insieme alle riforme strutturali «operative già all'80%» che daranno i loro frutti.

Il premier non risponde ale domande dei giornalisti, che alla presentazione del libro «Per l'Europa» di Guy Verhofstadt e Daniel Cohn-Bendit provano a chiedergli un commento sulle parole del presidente della magistratura contabile, Luigi Giampaolino. Ma da palazzo Chigi, senza intenti polemici, spiegano che «anche per noi il rigore da solo non basta, e lo diciamo da sempre. Ma è una condizione essenziale per la crescita. Del resto, nessuno dice che il rigore va abbandonato...». E soprattutto, l'altra gamba delle politiche del governo, le riforme strutturali approvate e «ormai in via di completa attuazione», daranno i frutti sperati.

Perchè se nei confronti della Corte dei Conti la risposta è assolutamente istituzionale, la risposta al presidente degli imprenditori Giorgio Squinzi è più puntuta. Innanzitutto, la dettagliata nota che dà conto dello stato dell'arte delle varie misure: una risposta evidente al «Tagliando delle riforme» con cui Il Sole 24 Ore sta incalzando l'esecutivo. E poi il richiamo che fonti di governo fanno alle responsabilità delle parti sociali, e delle imprese in particolare, per una ripresa più rapida. Di sicuro, ammettono dallo staff del premier, «nessuno ha la palla di vetro, ma le previsioni di Squinzi non è che siano più attendibili delle nostre: sono tutte ugualmente incerte, e scontano fattori internazionali ma anche interni. Ad esempio il comportamento di tutti gli attori economici, imprese comprese. O il tavolo sulla produttività, dove stiamo cercando di far fare un passo avanti alle parti sociali». Insomma, dicono dal governo, «Squinzi ha più potere di noi per incidere sulla ripresa: gli imprenditori non sono osservatori asettici, e anche da loro dipendono investimenti e innovazione».

L'ultima replica può essere quella che qualcuno interpreta come una risposta agli attacchi di Silvio Berlusconi contro Angela Merkel. Stavolta Monti parla lui in persona, presenta la sua puntualizzazione come un «suggerimento agli italiani». E poi dice: è vero che «in questa fase di crisi» c'è un'Europa a trazione tedesca che «fa vedere una certa durezza» nelle politiche di rigore, ma tuttavia «se abbiamo un'Europa che aiuta i Paesi a fare i progressi che altrimenti non sarebbero fatti, molto del merito va ascritto alla Germania».

Una linea confermata dalle dichiarazioni dei ministri che oggi sono intervenuti sul tema. Da Enzo Moavero che da Bruxelles ha immediatamente risposto a Squinzi: «Nel 2013 già si vedranno importanti segnali di ripresa e il 2014 e 2015 saranno anni di ripresa economica». A Corrado Passera, che fissa ancora una volta i 'guard rail' oltre i quali l'Italia non potrà più deviare: «Chiunque vinca deve mantenere questa rotta, questa politica fatta di rigore e anche di creazione delle condizioni strutturali per la crescita che il governo Monti ha impostato».