Scontro con il Quirinale, la «versione» di Ingroia
Antonio Ingroia prova a riscrivere in una intervista al Corriere della Sera la vicenda del conflitto istituzionale nato a partire dalle indagini sulla trattativa Stato-mafia e dalle intercettazioni indirette di Giorgio Napolitano con l'indagato Nicola Mancino
ROMA - Antonio Ingroia prova a riscrivere la vicenda del conflitto istituzionale nato a partire dalle indagini sulla trattativa Stato-mafia e dalle intercettazioni indirette di Giorgio Napolitano con l'indagato Nicola Mancino: il fatto che nella lettura giornalistica «le vicende delle ultime settimane siano ridotte a uno scontro tra la Procura di Palermo e il Quirinale, e ancor più tra il sottoscritto e il presidente della Repubblica, non solo non mi piace, ma non corrisponde - avverte - in alcun modo alla realtà».
LA VERSIONE DI INGROIA - Il procuratore aggiunto di Palermo affida a un'intervista al Corriere delle sera la sua interpretazione della vicenda: «Mi pare sia sotto gli occhi di tutti - accusa - che il legittimo conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale è stato strumentalizzato per attaccare la Procura di Palermo». Ingroia rivendica che «di quei colloqui intercettati casualmente nulla doveva uscire e nulla è uscito», e conclude con una sorta di appello: «Come non mi sogno nemmeno di immaginare - dice - che il Quirinale sia ispiratore o complice di chi ha usato il conflitto di attribuzione per attaccare la Procura di Palermo, vorrei che la Procura di Palermo non venisse ritenuta parte di un disegno finalizzato a colpire il Quirinale o qualcun altro».
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