9 maggio 2024
Aggiornato 06:30
Cristianesimo | Vatileaks

Vatileaks, il «corvo» è il maggiordomo del Papa

La fuga di notizie continua che ha scosso il Vaticano sarebbe giunta a conclusione, oggi, con un arresto eccellente, e dal sapore del romanzo giallo: il colpevole sarebbe il maggiordomo di Benedetto XVI

CITTÀ DEL VATICANO - Prima le lettere di mons. Viganò contro Bertone, quindi la corrispondenza che mostra lo scontro interno al Vaticano sullo Ior (concluso, ieri, con il siluramento del presidente Ettore Gotti Tedeschi), poi, addirittura, la fantasiosa storia di un attentato al Papa. Alla trasmissione 'Gli intoccabili' di Luigi Nuzzi (La7), sul 'Fatto quotidiano', e in altre testate sono usciti, nei mesi, documenti riservatissimi del Vaticano. E in conclusione - il bengala del gran finale - un intero libro zeppo di lettere classificate e memo 'sub secreto', 'Sua Santità', mandato da poco in libreria dallo stesso Nuzzi. La fuga di notizie continua che ha scosso il Vaticano sarebbe giunta a conclusione, oggi, con un arresto eccellente, e dal sapore del romanzo giallo: il colpevole sarebbe il maggiordomo di Benedetto XVI.

La notizia inizia a circolare su internet e a fine mattinata il portavoce vaticano, Federico Lombardi, rompe gli indugi e risponde alle domande dei giornalisti con una dichiarazione scarna. «L'attività di indagine avviata dalla Gendarmeria, secondo istruzioni ricevute dalla Commissione cardinalizia e sotto la direzione del Promotore di Giustizia, ha permesso di individuare una persona in possesso illecito di documenti riservati. Questa persona - ha aggiunto il gesuita - si trova ora a disposizione della magistratura vaticana per ulteriori approfondimenti». Nessun nome, nessuna traccia dell'identità del 'corvo (o 'talpa' che dir si voglia) nelle comunicazioni della sala stampa vaticana. Che si limita a precisare che l'indiziato è «in stato di arresto». Il Vaticano dispone non di una vera e propria prigione ma di camere di sicurezza.

E' 'Il Foglio' a scrivere per primo che l'arrestato sarebbe l'assistente di camera dell'appartamento pontificio, ossia il cameriere personale del Papa, Paolo Gabriele, detto 'Paoletto'. Persona mite, cordiale, sempre affianco al Papa, sposato con due figli, pochi svaghi, come - durante le vacanze in montagna del Papa - qualche passeggiata nelle località di villeggiatura insieme agli altri membri della 'famiglia pontificia': oltre al medico personale del Pontefice Patrizio Polisca, il segretario personale mons. Georg Gaenswein, il 'secondo segretario' Alfred Xuareb, le quattro 'memores domini', laiche consacrate di Cl. La notizia dell'identità dell'arrestato non trova conferme ufficiale ma unanimi riscontri in disparati ambienti vaticani.

Sarebbe così giunta ad un primo risultato l'indagine interna iniziata diversi mesi fa. Al primo manifestarsi delle fughe di documenti riservati vaticani, e dopo una prima, informale indagine della Gendarmeria guidata dal comandante Domenico Giani, il 'sostituto' della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, spiegò, in un'intervista al direttore dell'Osservatore Romano dello scorso 16 marzo, che la Segreteria di Stato Vaticana aveva disposto una «accurata indagine che riguardava tutti gli organismi della Santa Sede», condotta «a livello penale» dal 'promotore di giustizia' del tribunale vaticano, Nicola Picardi, e «a livello amministrativo» dalla stessa Segreteria di Stato. Una «superiore commissione» era poi stata incaricata dal Papa di fare luce sull'intera vicenda. Poche settimane dopo, il 25 aprile, la Santa Sede precisò che la commissione, «che agirà in forza del mandato pontificio a tutti i livelli», era composta dai cardinali Julian Herranz (Opus dei), presidente, Jozef Tomko e l'arcivescovo emerito di Palermo Salvatore De Giorgi.

«La nuova pubblicazione di documenti della Santa Sede e di documenti privati del Santo Padre - è stata poi la reazione al momento in cui è uscito l'ultimo libro di Nuzzi - non si presenta più come una discutibile e obiettivamente diffamatoria, iniziativa giornalistica ma assume chiaramente i caratteri di un atto criminoso». La Santa Sede «continuerà ad approfondire i diversi risvolti di questi atti di violazione della privacy e della dignità del Santo Padre, come persona e come suprema Autorità della Chiesa e dello Stato della Città del Vaticano, e compirà i passi opportuni, affinché gli attori del furto, della ricettazione e della divulgazione di notizie segrete, nonché dell'uso anche commerciale di documenti privati, illegittimamente appresi e detenuti, rispondano dei loro atti davanti alla giustizia. Se necessario chiederà a tal fine la collaborazione internazionale».

Di quella collaborazione, per ora, non vi è stato bisogno. Resta da vedere come proseguirà l'interrogatorio dell'arrestato. E resta da capire il 'movente' della fuga di notizie ribattezzata - con gioco di parole mutuato da Wikileaks, il 'Vatilekas' - che attraversa da mesi il Vaticano. Al suo primo manifestarsi, il portavoce vaticano Federico Lombardi notò che «la responsabilità c'è dall'una e dall'altra parte. Anzitutto da parte di chi fornisce questo tipo di documenti, ma anche di chi si dà da fare per usarli per scopi che non sono certo l'amore puro della verità». Il gesuita, dopo aver ricordato la «purificazione e rinnovamento» promossa dal Papa per far fronte alla pedofilia del clero e l'impegno «serio» per «garantire una vera trasparenza del funzionamento delle istituzioni vaticane anche dal punto di vista economico», concludeva: «Chi pensa di scoraggiare il Papa e i suoi collaboratori in questo impegno si sbaglia e si illude». E' la tesi opposta rispetto a quella tratteggiata nell'introduzione al libro di Nuzzi. La fonte del libro sarebbe «Maria», nome in codice dietro cui si nasconde «uno dei più fidati collaboratori di cardinali importanti», che decide di recapitare al cronista le carte sergete per rompere «la menzogna, il silenzio, la scarsa informazione che copre vicende, affari e segreti nella quotidianità d'Oltretevere» e proseguire, così, l'opera di riforma avviata da Benedetto XVI. «Maria» avrebbe goduto della attiva solidarietà di svariate altre persone in servizio in diversi uffici del Vaticano, tra segreteria di Stato, dicasteri e Governatorato. E avrebbe organizzato l'incontro col cronista per mezzo di intermediari, autisti, incontri al buio in appartamenti sfitti. Una rete ampia e articolata, insomma, e non un singolo 'corvo', per quanto vicino al Papa.