1 settembre 2025
Aggiornato 12:30
La riforma della Giustizia

Severino vede Napolitano. Prosegue lo scontro PD-PDL sulla Giustizia

Mezz'ora di faccia a faccia imprevisto nei locali della scuola della Polizia penitenziaria alla periferia di Roma sulla spaccatura della maggioranza alla Camera su corruzione e falso in bilancio Bersani: Da loro i rischi per il Governo

ROMA - Mezz'ora di faccia a faccia imprevisto nei locali della scuola della Polizia penitenziaria alla periferia di Roma: al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al ministro della Giustizia Paola Severino non sono mancati certamente gli argomenti di conversazione, dopo la settimana nera della giustizia che ha visto le dimissioni del sottosegretario (indagato) Andrea Zoppini e la spaccatura della maggioranza alla Camera su corruzione e falso in bilancio.

Ufficialmente si è parlato solo di carceri, dei dati numerici che indicano una prima, lieve inversione di tendenza nel sovraffollamento. Dati, ha detto la guardasigilli, «che hanno colpito molto il presidente: sono un primo segnale di grande incoraggiamento». Ma la sostituzione di Zoppini è un'urgenza, che sarà risolta con ogni probabilità al rientro in Italia di Mario Monti, probabilmente già venerdì prossimo al Consiglio dei ministri: non sono pochi i provvedimenti in cammino sia alla Camera sia al Senato, e non se ne può occupare da solo il sottosegretario superstite Salvatore Mazzamuto. Il quale peraltro, preso di mira oggi da un nuovo editoriale del Fatto quotidiano per l'episodio del parere favorevole sull'emendamento Pdl che 'svuota' la proposta Idv di ripristino del falso in bilancio, fa sapere di non aver ancora avuto un chiarimento con il ministro, che vedrà probabilmente lunedì. «Per me - ha spiegato al telefono - il caso è tecnicamente chiaro nei termini che ho espresso (quando ha affermato che la scheda sui pareri non era chiara, ndr) e politicamente concluso». Ma la tensione rimane, ed è un'altra grana per il ministro, anche perché il capo dell'ufficio legislativo Augusta Iannini ha ribadito oggi, in una lettera al Fatto, che «deve essere chiaro una volta per tutte che l'ufficio legislativo non ha scritto una sillaba in difformità con quanto concordato con il ministro».

Dopo lo scontro alla Camera sul ddl anticorruzione le posizioni del Pd e del Pdl restano lontane. All'accusa lanciata da Angelino Alfano di una trappola dei democratici contro il Governo, ha replicato Pier Luigi Bersani: «Loro - ha commentato - fanno correre rischi al Governo, perché producono tattiche dilatorie su iniziative proposte dal Governo. Gli abbiamo dimostrato che non scherziamo su questi provvedimenti». Ma dal Pdl del Senato avvertono: saremo «determinati e intransigenti» sulla responsabilità civile dei magistrati, «già approvata alla Camera». Per gli azzurri le partite sulla giustizia in Parlamento vanno giocate insieme. E tutte insieme potrebbero saltare.

Leader a parte, lo scontro prosegue anche sul fronte parlamentare: Enrico Costa e Manlio Contento del Pdl sono tornati ad attaccare il Pd. «Non è il Pdl ma il comportamento del Partito democratico a sabotare il provvedimento contro la corruzione», hanno scritto in una nota congiunta.
«Quando tu contesti - ha detto dal canto suo Donatella Ferranti (Pd) - le pene minime, le pene accessorie e i nuovi reati cosa rimane? Il ddl Alfano». Secondo l'esponente democratica ora tocca al Governo «fare un passaggio ulteriore per cercare un punto di mediazione. Deve rendere chiara la sua linea alla luce dell'ostruzionismo del Pdl: Alfano chiede 'sintesi' ma il Governo l'aveva già fatta. Era l'emendamento Severino, se il Pdl non lo vuole...». La mediazione sarà difficile, anche perché il Pd sente sul collo il fiato dell'Idv: l'ostruzionismo del Pdl, secondo Antonio Di Pietro «è l'ennesima prova di quanto danno facciano il governo tecnico e l'ammucchiata di una finta maggioranza che non può imboccare con decisione nessuna strada, né contro la corruzione né sul piano della crisi economica».
«Su un tema così importante come la giustizia, che poi è anche economia perché significa garantire investimenti, si deve trovare un accordo e dobbiamo smettere di giocare tra berlusconiani e antiberlusconiani», ha commentato Roberto Rao dell'Udc. Ma in questo clima, le sue parole rischiano di cadere nel vuoto, come l'appello del presidente della Camera Gianfranco Fini: «Mi auguro - ha affermato - che la Camera dei deputati approvi sollecitamente il disegno di legge anticorruzione».