2 maggio 2024
Aggiornato 03:30
Un commissariamento «di fatto»

RAI, Monti vuole un «super DG»

L'effetto sarebbe quello di sganciare - almeno per un breve periodo - la gestione della Rai dalle logiche politiche. Il Premier sposta in avanti il rinnovo del CDA. Da Bersani ok al commissario, Pdl sulle barricate. Passera perplesso

ROMA - Un commissariamento «di fatto»: non secondo le procedure del codice civile, ma comunque con l'effetto di sganciare - almeno per un breve periodo - la gestione della Rai dalle logiche politiche. Con il cda che affida al direttore generale, grazie a quanto previsto dallo statuto di viale Mazzini, più poteri e deleghe al direttore generale. E' l'ipotesi che il premier Mario Monti avrebbe lanciato giovedì al vertice con i segretari Alfano, Bersani e Casini. Ipotesi su cui si continuerà a ragionare, ma che già ha visto un'accoglienza 'fredda' da parte di Corrado Passera, oltre alla netta opposizione del Pdl.

Le perplessità di Passera - A quanto riferiscono diverse fonti, giovedì sera sarebbero state passate in rassegna tutte le alternative: dal rinnovo del Consiglio d'amministrazione a legislazione vigente, fino alla riforma della governance. Passando appunto per l'ipotesi del commissariamento «di fatto» con un direttore generale investito dal nuovo Cda di ampi poteri e deleghe. Una proposta avanzata dallo stesso Monti, sulla quale però il ministro per lo Sviluppo economico avrebbe espresso perplessità. Dubbi condivisi da Alfano, come testimonia il fuoco di fila di dichiarazioni pidielline contrarie all'ipotesi, non appena diventata di pubblico dominio. Favorevole invece il Pd, con Pierluigi Bersani che già ieri di prima mattina ha sposato pubblicamente la possibilità: «Si faccia una nuova governance, più adatta, nel frattempo si faccia un breve commissariamento». Una posizione che il segretario vorrebbe legata alla riforma governance, ma che comunque gli permette di uscire dal cul de sac che molti temono nel Pd a seguito della linea aventiniana.

Spostare in avanti il rinnovo del CDA - Posizioni talmente distanti che giovedì sera si è deciso di soprassedere, con Monti convinto che serva lasciar passare un po' di tempo perchè maturino le condizioni per arrivare ad un accordo. Del resto, per rinnovare il Cda il termine non è certo perentorio, ma solo ordinatorio. Come dice Pier Ferdinando Casini, il capitolo Rai potrà essere affrontato «dopo le amministrative quando ci sarà la serenità necessaria per farlo». Insomma, per il rinnovo «penso che si aspetterà, si tratta di 15 giorni...». Perchè ad esempio, spiega una fonte parlamentare, «dopo il 28 marzo gli attuali consiglieri inizieranno ad esaminare il bilancio: potrebbero metterci una settimana, potrebbero metterci un paio di mesi...».
In questo modo si scavallerrebbero non solo le amministrative con le tensioni che comportano, ma soprattutto - osserva un'altra fonte - «la questione beauty contest potrebbe arrivare ad una conclusione», visto che i 90 giorni di proroga disposti da Passera scadono intorno al 20 aprile. E a quel punto, risolto l'affaire frequenze, c'è chi pensa che l'opposizione di Silvio Berlusconi e del Pdl potrebbe essere meno dura.