Di Caterina: «Diedi a Penati 3 mln, ma il centro del sistema è Oldrini»
L'imprenditore a «In 1/2 ora» su Rai tre: «Nuova tangentopoli. Trasversale, non solo Pd. Vidi tangenti a coop»
ROMA - A Filippo Penati ha dato tra i 3 e i 3,5 milioni in dieci anni. Precisa che non si è trattato di mazzette ma di prestiti poi recuperati con tangenti e ritiene che la cifra non sia così grossa da poter essere arrivata addirittura a finanziare il Pd nazionale. L'imprenditore Piero Di Caterina, 'grande accusatore' nello scandalo tangenti del Pd milanese, si lascia intervistare da Lucia Annunziata a In 1/2 ora su Raitre e parla di una «nuova tangentopoli», di un «sistema trasversale» e più che contro l'ex capo della segreteria di Pier Luigi Bersani punta il dito contro l'attuale sindaco di Sesto San Giovanni, Giorgio Oldrini.
«Non ho denunciato tangenti solo al Pd ma ho denunciato un sistema trasversale», spiega Di Caterina. «Poi - aggiunge - la questione ha riguardato più il Pd perché io sono un elettore di sinistra, cresciuto leggendo l'Espresso, Repubblica e il Manifesto». L'imprenditore sottolinea che «nel corso di dieci anni di vita assieme» a Penati ha dato «tra i 3 e i 3,5 milioni» precisando che «non si è trattato di mazzette ma di finanziamenti». Anzi «nell'era Penati non ho mai fatto corruzione, né c'è mai stata corruzione. Io ho solo prestato quattrini che ho riottenuto in parte da un altro imprenditore che invece aveva pagato una tangente. Insomma ho finanziato Penati con prestiti e li ho recuperati con una tangente. La corruzione arriva con Oldrini a Sesto e con Alessandrini a Segrate e a Milano per l'Atm». A Sesto con Oldrini, racconta Di Caterina, «per poter essere in condizioni di lavorare si deve entrare in un sistema di corruzione complesso».
Di Caterina conferma tuttavia i conti all'estero di Penati: «Nelle discussioni fatte con Giordano Vimercati, molto arrabbiato con Penati per motivi suoi, mi è stato detto che Penati a Montecarlo, Dubai e in Sudafrica aveva dei quattrini». Secondo l'imprenditore le cifre da lui pagate non sono mai servite a finanziare il Pd nazionale: «Io non sono stato spremuto né io ho spremuto Penati. I miei quattrini io li ho versati a Penati per le sue esigenze politiche ma vista la quantità di soldi, cioè 3 milioni, credo potessero essere sufficienti per Sesto e Milano. Non mi sembra una cifra così grossa da poter andare a Roma». Quanto all'affare dell'autostrada Milano-Serravalle, l'imprenditore osserva: «Non ho prove per poter dire che Penati ha preso quattrini o che non li ha presi». Sulle coop emiliane invece non ha dubbi: «Giungono a Sesto con il recupero delle aree dismesse. Ho assistito a pagamenti di somme e tangenti tra Pasini e le coop emiliane».
«Io spero - conclude Di Caterina - che questa vicenda possa far emergere un sistema di malaffare che c'è in Italia, di cui non si parla ed è una situazione che vede pochi milioni di ladri che danneggiano 50 milioni di italiani in termini di 10-12 milioni all'anno. Mi auguro ci sia una nuova tangentopoli e penso che io potrò tornate a lavorare senza una ghigliottina».