29 marzo 2024
Aggiornato 07:00
La sentenza

Tangenti Sesto, assolto l'ex sindaco Penati

L'ex presidente della Provincia di Milano ed ex sindaco di Sesto San Giovanni è stato assolto dal tribunale di Monza, presieduto da Giuseppe Airò, nell'ambito del processo sul cosiddetto «Sistema Sesto». Penati era imputato per il reato di corruzione e finanziamento illecito dei partiti ed è stato assolto perché «il fatto non sussiste»

MILANO - Quando, il 20 luglio 2011, gli venne notificato l'avviso di garanzia, Filippo Penati era ancora «l'uomo forte» del Pd lombardo. E' vero che l'anno precedente era stato sconfitto nella corsa per la conquista del Pirellone da Roberto Formigoni, rieletto per la quarta volta consecutiva alla presidenza della Regione Lombardia, ma lui - sindaco di Sesto San Giovanni dal 1994 al 2001 e presidente della Provincia di Milano dal 2004 al 2009 - era comunque riuscito a ottenere l'incarico di vicepresidente del consiglio regionale. Ed è altrettanto vero che, sempre nel 2010, aveva deciso di lasciare l'incarico di capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani, dopo il successo di Giuliano Pisapia e la conseguente sconfitta di Stefano Boeri, candidato sindaco ufficiale del Pd, alle primarie del centrosinistra milanese per la scelta dell'anti Moratti.

Un vero e proprio terremoto giudiziario
Anche se in quel momento la sua parabola politica poteva apparire in discesa, a metà 2011 Penati restava comunque un personaggio di primo piano del centrosinistra milanese e lombardo. E' in quel contesto che scoppiò l'indagine dei pm Walter Mapelli e Franca Macchia su quell'apparato di tangenti poi ribattezzato «sistema Sesto». Per lui, indicato dai magistrati monzesi come il personaggio chiave dell'inchiesta, fu vero e proprio terremoto giudiziario. I pm lo accusavano di «gravissimi episodi di corruzione» e chiesero il suo arresto. Richiesta respinta dal gip che comunque riconobbe a «gravi indizi di reato» a suo carico. Penati proclamò fin dall'inizio la sua «totale estraneità» alle accuse, ma decise comunque di autosospendersi dal Pd «per non creare imbarazzi al partito». Sospensione formalizzata dalla Commissione di Garanzia del Nazareno il 5 settembre successivo.

Assolto perchè il fatto non sussiste
La sentenza è arrivata oggi, dopo 4 anni e mezzo tra indagini preliminari e processo. Penati, gli altri 9 imputati e la società Codelfo sono stati tutti assolti da ogni accusa «perchè il fatto non sussiste». La sentenza è stata accolta da uno scroscio di applausi. Per i giudici del Tribunale di Monza, non c'è stata nè corruzione nè il finanziamento illecito ai partiti. L'ex numero uno di Palazzo Isimbardi, presente in aula al momento della lettura del verdetto, si è detto «emozionato» e ha sottolineato: «Giustizia è fatta. È stata messa la parola fine a una ingiustizia durata quattro anni e mezzo. Esce pulita la mia immagine di politico e di amministratore ed è stata riabilitata la mia onorabilità». L'ex segretario Pd Bersani ha affidato a Facebook la propria valutazione: «Assolto Penati. Io non ho mai dubitato».

Prescritta l'accusa più grave
Passa così in secondo piano la «figuraccia» che Penati aveva fatto alle prime battute del procedimento assicurando di voler rinunciare alla prescrizione nel frattempo scattata sull'accusa più grave: quella di concussione per le presunte tangenti che sarebbero state pagate per intervenire sulle concezioni edilizie nella riqualificazione delle aree ex Falck e Marelli di Sesto San Giovanni. L'ex braccio destro di Bersani, al momento di formalizzare la rinuncia alla prescrizione, non si era presentato in aula, costringendo di fatto i giudici a dichiarare prescritto il reato. Inutile anche il ricorso presentato dai suoi legali in Cassazione contro la prescrizione, bocciato dai giudici in ermellino di Piazza Cavour. Ma soprattutto crolla l'intero impianto accusatorio della procura di Monza. Penati era accusato di finanziamento illecito ai partiti per i fondi che avrebbe ricevuto attraverso lo schermo della sua fondazione «fare Metropoli». Gli era contestata anche l'ipotesi di corruzione per la gestione della «Milano-Serravalle» e del Sitam, il Sistema Integrato dei Trasporti per l'alto milanese.

La sentenza di assoluzione riguarda in tutto 10 persone
Tra questi l'ex manager del gruppo Gavio Bruno Binasco, l'imprenditore Piero Di Caterina (che in fase di indagini era stato il maggior accusatore di Penati), l'ex segretario generale della Provincia di Milano Antonino Princiotta, l'architetto Renato Sarno (indicato dalla pubblica accusa come il gestore delle tangenti), l'ex capo di Gabinetto della Provincia di Milano Giordano Vimercati (l'unico degli imputati per cui il pm aveva chiesto l'assoluzione) e il costruttore Giuseppe Pasini. Respinta anche la richiesta di confiscare a Codelfa, società del gruppo Gavio, 14 milioni di euro, cifra che secondo l'accusa corrisponderebbe agli extracosti per la realizzazione della terza corsia sull'A7 Milano-Serravalle. Non è ancora chiaro se l'accusa presenterà ricorso in appello contro la sentenza di assoluzione: il pm Macchia deciderà se farlo soltanto una volta che avrà esaminato nel dettaglio le motivazioni del verdetto. Il magistrato non ha comunque mancato di puntare il dito contro le norme previste dalla legge Monti Severino che a suo giudizio hanno fatto scattare la prescrizione sul filone principale dell'inchiesta sul «sistema Sesto» rendendo così «difficile tutto il resto».

(con fonte Askanews)