19 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Caso Bari, il Csm convoca Laudati

Giovedì nuovo interrogatorio di Tarantini a Napoli

L'imprenditore dovrà approfondire alcuni aspetti della vicenda. Lavitola: «Valuto rientro in Italia». Ghedini: «Infondato che sapessi dei soldi a Tarantini»

NAPOLI - E' stato fissato per giovedì l'interrogatorio dell'imprenditore barese Giampaolo Tarantini, coinvolto nell'inchiesta sulla presunta estorsione ai danni del presidente Silvio Berlusconi. Il nuovo faccia a faccia con i magistrati napoletani è previsto per le 15.00 nel carcere di Poggioreale.
Sarà il secondo interrogatorio dopo quello di sabato scorso e servirà a chiarire alcuni aspetti della versione che Tarantini ha fornito ai pm durante l'interrogatorio di garanzia. Gli avvocati Alessandro Diddi e Ivan Filippelli, legali dell'imprenditore, stanno valutando intanto la possibilità di ricorrere a Riesame per chiedere la scarcerazione dell'indagato. L'eventuale ricorso, tuttavia, sarà presentato dopo

Lavitola: «Valuto rientro in Italia» - «Finora sono stato in silenzio, ma sono stanco di passare per 'l'Uomo Nero'. Unico artefice di una situazione venutasi a creare solo a causa delle serie difficoltà del Tarantini ed in cui io, per evidenti motivi di opportunità, mi sono limitato a fare da tramite con il Presidente che, come è noto, è sempre spinto da un forte sentimento di solidarietà con le persone che si trovano in disagio e, in particolare, con le persone che lui ritiene abbiamo avuto dei seri problemi solo per averlo frequentato o essergli state vicine». Lo dichiara in una lunga nota Valter Lavitola, direttore ed editore del quotidiano online Avanti!, su cui pende un ordine di arresto nell'ambito dell'inchiesta che ha portato in manette l'imprenditore barese Giampaolo Tarantini e la moglie con l'accusa di estorsione ai danni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Ferranti (Pd): «Il Premier chiarisca i suoi legami con Lavitola» - «Lavitola può rilasciare tutte le dichiarazioni che vuole e cercare di difendersi dall'estero a mezzo stampa, ma non è così che la sua condizione di latitante viene meno. E' in ogni caso molto grave che un uomo di fiducia del presidente del Consiglio (così si definisce lui stesso e così l'ha definito la moglie di Tarantini) scappi dalla legge invece di recarsi immediatamente presso l'ambasciata italiana del paese in cui si trova. Non facendolo sta confermando la sua condizione di latitante e rendendo sempre più nebulosi i contorni di tutta questa vicenda». Lo afferma la capogruppo democratica nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti.
«E' per questo - aggiunge - che chiediamo al presidente del Consiglio di chiarire in Parlamento sulle elargizioni alla famiglia Tarantini, sui legami con Lavitola, sull'uso improprio di utenze telefoniche estere intestate ad estranei, sulle presunte pressioni da parte dei suoi legali sulle strategie difensive dei Tarantini nell'ambito dell'inchiesta barese sulle escort. La situazione economica è drammatica, la reputazione del capo del governo influisce sull'umore dei mercati e i silenzi di Berlusconi non sono più ammissibili, ne va della stabilità economica del paese».

Ghedini: «Infondato che sapessi dei soldi a Tarantini» - «Diffamatorio, destituito di ogni fondamento» e «completamente inventato». Così Niccolò Ghedini, uno dei legali del premier Silvio Berlusconi definisce l'articolo pubblicato oggi da Repubblica secondo cui sarebbe stato a conoscenza dei soldi che sarebbero stati dati a Gianpaolo Tarantini.
«L'articolo apparso quest'oggi su La Repubblica con grande risalto in prima pagina ove si prospetta che sarei stato a conoscenza dei danari illeciti pagati dal Presidente Berlusconi al Tarantini e addirittura che vi è il dubbio sul fatto che avrei tenuto il libro paga, è palesemente diffamatorio, destituito di ogni fondamento, completamente inventato anche e proprio in relazione all'ordinanza emessa dal GIP di Napoli. In tale provvedimento - precisa Ghedini in una nota - si può apprezzare come l'unico momento in cui vi sarebbe stato un mio interessamento in merito ai 500.000,00 euro sarebbe a versamento ampiamente avvenuto».
«Secondo l'ordinanza infatti, l'avv. Perroni difensore di Tarantini gli avrebbe chiesto se effettivamente aveva ricevuto quei soldi, notizia che avrebbe appreso da me e in merito il GIP ritiene opportuno che si svolgano approfondimenti ma ovviamente in relazione al capo di incolpazione nei confronti di Lavitola e Tarantini. Quindi da parte dell'autorità Giudiziaria non vi è alcuna indicazione di una consapevolezza ex ante né di una compartecipazione né la consegna del denaro né alcun profilo di illiceità. Fra l'altro non è per nulla corrispondente al vero neppure tale ipotesi e sarà facile dimostrarlo in giudizio», prosegue la nota.
«Si ricordi comunque che essendo il Presidente Berlusconi persona offesa dal reato di estorsione, se avesse comunicato al suo avvocato di fiducia anche prima del pagamento ciò che stava accadendo, non vi sarebbe nulla di anomalo poiché in occasioni consimili può accadere di consultarsi con un professionista.
Ovvero può essere, come è noto a chiunque operi nel settore della giustizia - prosegue Ghedini - che la vittima dell'estorsione prima di pagare si consulti con un avvocato e ancorché questi lo consigli di rivolgersi all'autorità giudiziaria assuma autonomamente decisioni diverse ed ottemperi alla richiesta estorsiva. Così non è stato e nulla anticipatamente sapevo dell'asserito pagamento dei 500.000,00 euro».
«Da tutti gli atti e da tutte le intercettazioni si comprende perfettamente la mia estraneità dove mai sono nominato in relazione a pagamenti, movimentazione di denaro o incontri.
Proprio nella conversazione fra Lavitola e Tarantini, si comprende la evidente preoccupazione del primo che eventualmente potessi venire a conoscenza dell'accadimento», aggiunge.
«Procederò in ogni sede nei confronti del giornale La Repubblica e di chiunque proporrà o sosterrà queste diffamatorie ricostruzioni».

Il Csm convoca Laudati il 22, il 19 ascolta l'ex pm Scelsi - La Prima Commissione ha fissato infatti le prime audizioni nell'ambito degli accertamenti disposti su presunti ritardi nell'inchiesta su Gianpaolo Tarantini e le escort: il 22 settembre ascolterà il procuratore del capoluogo pugliese Antonio Laudati; il 19, invece, toccherà a Giuseppe Scelsi, l'ex pm (oggi in Procura generale a Bari) che per primo si è occupato dell'inchiesta sul giro di escort nelle residenze del premier.
Prima, i consiglieri dell'organo di autogoverno dei magistrati acquisiranno le informazioni chieste oggi alla Procura di Lecce, che sta indagando sull'operato dei colleghi baresi nella gestione dell'inchiesta su Gianpaolo Tarantini che coinvolge il premier.
Gli accertamenti di Palazzo dei Marescialli sono stati decisi dopo l'esposto inviato dall'ex pm Scelsi contro il capo della Procura Laudati, nel quale lamenta i tempi lunghi dell'indagine barese sulle escort che Tarantini portò a feste organizzate nelle residenze private di Berlusconi tra il 2008 e il 2009.