18 aprile 2024
Aggiornato 10:30
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Ricatti al premier: indagati i Tarantini e Lavitola

Berlusconi: «Io ricattato? Dai Pm ipotesi di fantasia». Lepore: «Per noi il Premier è una vittima». Lavitola: «Non sono latitante, pronto a collaborare»

NAPOLI - Estorsione è il reato per il quale questa mattina l'imprenditore pugliese Giampaolo Tarantini e sua moglie Angela Devenuto sono stati arrestati dalla Digos nella loro casa nel centro storico di Roma, su ordine del gip Amelia Primavera del Tribunale di Napoli, e trasferiti rispettivamente nel carcere di Poggioreale e in quello femminile di Pozzuoli.
Sotto inchiesta anche il direttore e editore del quotidiano Avanti!, Valter Lavitola, che risulta tecnicamente irreperibile: è all'estero «per lavoro e non perché sono latitante» ha fatto sapere attraverso un comunicato, aggiungendo di essere «pronto a chiarire la questione con la giustizia».

I pm: estorsione «danno grave e condotta perdurante» - Ai coniugi Tarantini e a Lavitola la Procura di Napoli contesta il reato di estorsione, ipotizzando nel capo di imputazione un presunto «danno rilevante grave» e «condotta perdurante». Le indagini sulla presunta estorsione al premier Berlusconi si riferiscono ad un arco temporale molto recente, che risale ai mesi scorsi, luglio 2011, come spiega il procuratore aggiunto Francesco Greco.
E in una nota della Procura si sottolinea inoltre come le attività investigative di questi mesi siano state «fortemente compromesse dalla criminosa sottrazione di numerosi e rilevanti contenuti della richiesta di misura cautelare ad opera di ignoti, cui ha fatto seguito nei giorni scorsi la pubblicazione degli stessi su alcuni giornali nazionali».

Berlusconi: «Io ricattato? Dai Pm ipotesi di fantasia» - Il premier Silvio Berlusconi nega che l'inchiesta che ha portato all'arresto di Giampiero Tarantini - e che lo vedrebbe vittima di un ricatto - non poggia su basi di verità: «E' pura fantasia questa ipotesi dei pm, ho solo dato una mano a una famiglia in difficoltà», ha detto lasciando Parigi dopo la conferenza sulla Libia.

Lepore: «Per noi Berlusconi è una vittima» - «Si dice sempre che i magistrati ce l'hanno con il presidente del consiglio. Questa volta siamo noi a difendere il presidente del Consiglio e lo abbiamo come vittima e perseguiamo chi ha cercato o ha commesso reati nei suoi confronti». Così in una intervista a Sky Tg 24 il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore, dopo l'arresto dell'imprenditore pugliese Gianpaolo Tarantini nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Procura napoletana per il reato di estorsione nei confronti di Silvio Berlusconi.
Quanto al fatto che lo stesso Berlusconi abbia detto che non ci sarebbe stata alcuna estorsione, Lepore ha spiegato: «Ho letto quella intervista, ma non so cosa sia vero. Se fosse vera avremo bisogno di sentire le precisazioni. Siamo a disposizione, se il presidente del Consiglio avesse la necessità di fare delle dichiarazioni. Se noi - ha concluso - attraverso le indagini avremo la necessità di sentirlo, ci metteremo d'accordo e lo sentiremo». Alla domanda se quindi Berlusconi sarà o meno ascoltato sulla vicenda Lepore ha concluso: «Se sarà sentito? Può darsi, non è da escludere».

Lavitola: «Non sono latitante, pronto a collaborare» - Valter Lavitola nega di essere latitante, e si dice disposto a «collaborare pienamente» con la Procura di Napoli, specificando anche di non aver mai raggirato il premier Silvio Berlusconi nè di essersi impossessato di «presunte» somme destinate alla famiglia di Tarantini.
In una dichiarazione, il direttore dell'Avanti spiega: «E' passata sui media la notizia che sono latitante. Non è vero. Sono all'estero per lavoro da prima che 'Panorama' consentisse di esercitare i diritti di informazione dell'indagato mediante la pubblicazione del suo scoop. Come è noto alla Procura, buona parte della mia attività lavorativa si svolge all'estero ormai da qualche anno».
Lavitola precisa: «Attendo di definire con il mio avvocato le decisioni da prendere. E' mia intenzione collaborare pienamente con la giustizia per chiarire la questione. Infine, ribadisco con forza che non mi è mai neppure passato per la testa di raggirare il presidente Berlusconi, né di impossessarmi di presunte somme destinate ad una famiglia in difficoltà».

De Magistris: «Vengono fuori gli attori dello strappo della mia toga» - Nelle inchieste condotte non solo dai pm napoletani, ma anche dai colleghi delle altre Procure di Italia, stanno venendo fuori «tutti, o quasi tutti i personaggi che, nel 2007 in particolare, furono i protagonisti dello strappo della mia toga di magistrato». Così il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, commentando con i giornalisti l'arresto dell'imprenditore Gianpaolo Tarantini, della moglie e dell'iscrizione nel registro degli indagati di Valter Lavitola, direttore ed editore del quotidiano online Avanti. Il primo cittadino partenopeo ha però specificato che «ne manca ancora qualcuno», anche se a domanda precisa su chi siano gli altri, ha risposto: «Questo non lo posso dire...».
«Adesso faccio il sindaco di Napoli - ha detto De Magistris - i magistrati stanno facendo, non solo a Napoli, delle inchieste molto importanti e delicate. Io, oggettivamente, sono un osservatore interessato perché stanno venendo fuori, giorno dopo giorno, tutti i personaggi o quasi tutti i personaggi, dal momento che ne manca ancora qualcuno, che nel 2007 in particolare furono i protagonisti dello strappo della mia toga di magistrato.
Anche per questo motivo - ha concluso - seguo con grande attenzione gli sviluppi delle indagini che la magistratura, in piena autonomia, sta portando avanti».