19 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Riforma della Giustizia

Alfano sfida toghe e partiti: Con noi milioni di cittadini

Il Ministro della Giustizia: «Stop alle correnti politicizzate. La riforma non tocca i processi in corso»

ROMA - Da molti considerato il vero delfino di Silvio Berlusconi, oggi il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha messo sul tavolo una carta di peso nella corsa alla successione: la riforma costituzionale della giustizia. Il ddl approvato dal Consiglio dei ministri non è frutto solo della sua penna, ma lui ci ha messo, come si dice, la faccia, difendendone il carattere di sistema: «I principi contenuti dalla legge costituzionale non si applicano ai processi in corso», ha precisato.

BARRICATE - Alfano ha sfidato apertamente la magistratura già pronta alle barricate: «I magistrati - ha detto - tengano nel debito conto che sono proposte di un governo votato dai cittadini, parte del programma votato da milioni di cittadini». In ogni caso, «se ci saranno scioperi ne valuteremo le motivazioni» e comunque, dopo che ieri i togati del Csm lo avevano accusato di non essere interessato ad una «leale collaborazione», ha garantito che «i rappresentanti del settore saranno ascoltati tutti». All'opposizione, non troppo compatta sul tema, il guardasigilli ha ricordato che la riforma è «un'occasione per il Parlamento e per il Paese», e che durante l'iter parlamentare «si capirà chi combatte una sacra guerra per lo status quo e chi, come noi, combatte per modernizzare».

SPOLITICIZZAZIONE - Nel merito, Alfano ha rivendicato il valore della «spoliticizzazione» delle toghe con l'introduzione dei due Csm e le nuove regole per l'elezione dei consiglieri: «Un sistema di governance - ha sottolineato - del tutto autonomo e indipendente dai giochi interni alle correnti della magistratura, e del tutto indipendente dalla politica». Sul molto discusso limite di legge all'obbligatorietà dell'azione penale, «noi - ha spiegato Alfano - abbiamo tolto l'ipocrisia, resta l'essenza: i criteri della legge daranno le priorità dei reati da perseguire, e non significa che non saranno perseguiti gli altri reati». Tutte confermate le anticipazioni della vigilia, come l'inappellabilità delle assoluzioni in primo grado e la nuova disciplina costituzionale della responsabilità civile dei magistrati attraverso la «parificazione dei magistrati a tutti gli altri funzionari pubblici».