20 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Caso Ruby

Fli: Fumosa e piena di inesattezze richiesta di conflitto

Lo Presti: «La Corte costituzionale dovrà vagliarne l'ammissibilità»

ROMA - La richiesta che la Camera sollevi conflitto tra poteri dello Stato nei confronti dei magistrati di Milano per il caso Ruby, avanzata dai capigruppo di maggioranza, è piena di «inesattezze» e presenta «un fumoso affastellamento di argomenti non pertinenti». A sostenerlo è l'esponente di Fli Nino Lo Presti, che siede in Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio.
«Pudicamente - ha sottolineato in una nota l'esponente finiano - i colleghi della maggioranza non nominano la predetta (Ruby, ndr) né fanno compiuto riferimento ai fatti di cui tutto il mondo parla. Tra l'altro, essi scrivono diverse inesattezze, una delle quali rappresenta un vero e proprio falso: non si è trattato, nel caso delle telefonate del 27 maggio, di una mera richiesta di informazioni a un dipendente della Questura di Milano, ma di insistenti pressioni per commettere un illecito rivolte ad un alto funzionario come il capo di gabinetto del Questore».

Quanto poi alle motivazioni giuridiche, Per Lo Presti si tratta di «un complesso e fumoso affastellamento di argomenti non pertinenti»: «In particolare, si fa riferimento a una sentenza della Corte costituzionale del 2009, la quale si riferisce a un caso del tutto diverso dall'attuale, giacché allora vi era stata una pronuncia del Tribunale dei ministri di Firenze che aveva declinato la propria competenza».

Peraltro, sempre a giudizio del deputato di Fli, «non esiste il presupposto giuridico della ministerialità del reato, poiché, come sostenuto in sede di discussione sull'autorizzazione alla perquisizione dell'ufficio del dott. Spinelli, contabile di Berlusconi, non vi furono atti concreti successivi alla telefonata a favore della presunta nipote di Mubarak, che comprovassero l'attivazione di canali diplomatici già il 28 maggio per le conseguenti azioni a tutela della minorenne che la sera prima era stata prelevata su indicazione del Presidente del Consiglio dalla Minetti».
«Ecco perché - ha spiegato Lo Presti - la Procura della Repubblica non poteva dare una valutazione diversa dei fatti e dunque non poteva che attivare il procedimento penale davanti al giudice ordinario».

In ogni caso, ha concluso, un eventuale conflitto di attribuzioni sollevato dalla Camera «passerebbe preliminarmente al vaglio di ammissibilità della Corte costituzionale e in quella sede - a meno che il diritto non si sia capovolto - quel conflitto non potrà che essere dichiarato palesemente inammissibile».