Fini: il Pdl non c'è più, nuovo patto per il governo
A Mirabello il discorso del presidente della Camera: «La mia espulsione un atto degno del peggiore stalinismo»
MIRABELLO - Un «nuovo patto di legislatura» può «garantire il proseguimento della legislatura» e può consentire al Governo Berlusconi di «arrivare al termine». Questo concetto, secondo il presidente della Camera Gianfranco Fini, «lo conosce anche Bossi».
E' avventurismo politico quello di minacciare elezioni nella speranza di intimidirci», afferma nel suo attesissimo discorso di Mirabello il presidente della Camera sottolineando che «governare è anche fatica nel trovare compromessi. Confidiamo nella volontà e responsabilità di tutti. Il fallimento di questa legislatura, sarebbe un fallimento per tutti, per chi vi parla ma anche per Silvio Berlusconi» perché «quando ottieni un consenso così ampio il primo dovere non è quello di liquidare» le opinioni differenti «ma quello di governare».
PDL - Per il presidente della Camera «Il Pdl è finito il 29 luglio», quando si sancì l'incompatibilità di Gianfranco Fini. «Il Pdl non c'è più, ora c'è il partito del predellino», dice Fini nell'atteso discorso di Mirabello, «con qualche colonnello che ha solo cambiato generale e magari è già pronto a cambiarlo ancora...».
Andiamo avanti per ricostruire Pdl il Pdl senza cambi di campo, ribaltoni o ribaltini», ha detto il presidente della Camera: «Andiamo avanti con le nostre idee nell'ambito dei nostri valori, senza tatticismi», ha aggiunto.
BERLUSCONI - E Berlusconi? «Non ho mai contestato - ha spiegato Fini - la leadership di Berlusconi ma, e ho fatto bene, l'attitudine a confondere la leadership con il ruolo che nelle aziende hanno i proprietari. In una democrazia liberale non ci può essere l'eresia perché non ci può essere ortodossia» e se «siamo tutti grati» a Silvio Berlusconi, che Fini non nomina mai, «per quel che ha fatto nel '94», questo «non può significare essere accusati di lesa maestà perché non c'è un popolo di sudditi ma di militanti».
PATTO DI LEGISLATURA - «Si va avanti - dice il presidente della Camera dal palco di Mirabello - senza ribaltoni o ribaltini, senza cambi di campo. E senza atteggiamenti che possano dare in alcun modo agli elettori la sensazione che noi si abbia raccolto voti nel centrodestra per poi portarli da qualche altra parte». Ma si va avanti, avverte Fini, «convinti della necessità di onorare quel patto con gli elettori, ma fino in fondo, senza magari aggiungerci qualche parte che nel programma non c'era e che invece diventa un'emergenza». «Sosterremo lealmente quei punti» che il premier presenterà alle Camere, «ma noi chiederemo, e non dovrà esserci negato, di discutere di come si traducono in realtà i titoli delle riforme». «Avanzeremo in Parlamento con spirito costruttivo le nostre proposte. Non per remare contro, ma per far camminare il governo più veloce». Poi il leader di Fli ha aggiunto: «Cercheremo di dar vita a quello che è stato chiamato un patto di legislatura per arrivare al termine dei 5 anni e riempire di fatti concreti gli anni che separano dal voto. Un nuovo patto di legislatura che non sia un tavolo a due gambe. Dov'è finito quel punto del programma -domanda- dove si prevedeva l'abolizione delle province? E quello che riguardava la privatizzazione e liberalizzazione delle municipalizzate?». «Berlusconi - si dice poi convinto Fini- metterà da parte l'ostracismo perché noi non ci fermiamo e andiamo avanti. Ha ben compreso che non servono a nulla gli ultimatum». «Berlusconi - fa notare ancora - ha diritto di governare perché scelto dagli elettori. E pensare a scorciatoie giudiziarie per toglierlo di mezzo è una lesione alla sovranità dello Stato».
FEDERALISMO - «Bossi - ha detto Fini - è un leader popolare, abbiamo polemizzato tante volte, solo chi non conosce la storia oltre che la geografia può pensare che la Padania esista davvero. Ma capisce che quella bandiera che alzato per primo, fra lo scetticismo e l'ironia, quella del federalismo oggi può essere bandiera che determinerebbe il compimento di una missione storica. Quel federalismo è possibile solo se è nell'interesse di tutta Italia non solo in quella della parte più progredita. Nella commissione bicamerale che dovrà verificare i decreti attuativi del federalismo fiscale dovremmo discutere e non lasciare la discussione all'asse Tremonti-Calderoli». La riforma del federalismo fiscale in questo senso deve servire, secondo Fini «per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia». «Il federalismo è possibile solo se sarà fatto» nell'interesse di tutta l'Italia, non soltanto nella parte più sviluppata del Paese. Bossi sa che è possibile realizzare il federalismo, ma solo se nell'interesse generale» e se non è «a scapito del Mezzogiorno».
GIUSTIZIA - «Io non sarò mai contrario al lodo Alfano o al legittimo impedimento». Poi il leader di Fli ha aggiunto: «Berlusconi ha il diritto di governare senza che una parte della magistratura lo possa mettere fuorigioco. Ma quel simpatico dottor «Stranamore» che è l'onorevole Ghedini non deve trovare una soluzione purché sia. Dobbiamo lavorare non ad una legge ad personam, ma per una legge, come in altri paesi d'Europa per tutelare la figura del capo del governo. E quindi non la cancellazione dei processi, ma la sospensione». Infine conclude: «La riforma va fatta per garantire gli onesti. Tutti vogliono che i processi si concludano in tempi brevi, ma la cosa inaccettabile è che una volta definiti i tempi congrui, li si renda retroattivi, lasciando così le parti lese e le vittime con un pugno di mosche in mano».
LEGGE ELETTORALE - «Gli italiani hanno il diritto di scegliere non solo il premier ma anche i loro parlamentari». Con questa frase Fini apre alla riforma della legge elettorale. «Poi discuteremo come, se con il collegio o la preferenza, ma è un diritto degli italiani», ha aggiunto Fini, che ha sottolineato il suo «mea culpa, perché a quella legge ho contribuito anche io» ma sono «vergognose le liste ’prendere o lasciare’».
QUOZIENTE FAMILIARE - «Fli deve anche fare tutto il possibile per affiancare ai soliti due temi, federalismo e giustizia, anche altri temi come quello di far ripartire l'economia. Anche per essere coerenti con il monito del capo dello Stato e delle imprese». Poi il leader di Fli ha aggiunto: «C'è un'Italia preoccupata e sfibrata. L'ottimismo non è solo la forza della volontà. L'ottimismo si deve tradurre nella capacità di fare la riforme. Il nostro governo ha ben fermato la crisi, ma oggi dobbiamo far ripartire l'economia. Non basta che i nostri conti pubblici tengono. Dobbiamo far ripartire l'economia. Come? Facendo le riforme che erano nel programma originario del Pdl. Riforme che portino una sintesi, ad un nuovo patto tra il capitale e il lavoro. Mettendo i produttori di ricchezza dalla stessa parte della barricata». Poi ha rilanciato «la grande assise del mondo del lavoro». «Se nell'ambito di cinque punti si deve ridurre carico fiscale, la proposta che noi facciamo è: interveniamo sul quoziente familiare per far sì che chi ha figli, anziani e disabili a carico abbia un peso fiscale minore», puntualizza Fini.
ETICA - «Chiamo a raccolta l'Italia che lavora che è poi l'Italia onesta», ha detto Fini: «L'Italia onesta è quella dell'etica del dovere: quella dell'etica che un padre insegna ad un figlio. Il senso del dovere, di appartenenza e civico». Per Fini «non bisogna avere paura di aiutare i più deboli. Sono i deboli che hanno bisogno di garanzie e non i più forti. Questo per me è il centrodestra e della politica con la p maiuscola». L'ex leader di An ha quindi rilanciato l'idea di un «codice etico» per gli incarichi pubblici.
LA CONCLUSIONE - «Ridiamo un senso alla politica e andiamo avanti nel nome delle nostre idee». Così Fini ha concluso il suo intervento, durato circa un'ora e mezza. «Quando avevamo 18-20 anni, quando nessuno pensava che saremmo entrati in Parlamento e avremmo ricoperto cariche istituzionali - sottolinea Fini - amavamo dire che se un uomo non ha fiducia nelle sue idee e non è pronto ad impegnarsi per quelle idee, anche se scomode, o non valgono nulla quelle idee o non vale nulla quell'uomo». E siccome «le nostre idee valgono certamente - conclude - è nel nome di quelle idee che va avanti l'impegno la lotta e l'azione di futuro e libertà».