P3, Caliendo nega ogni accusa
Ai Pm la versione del Sottosegretario alla Giustizia: «Ho riferito fatti che escludono ogni mia responsabilità, nulla da rimproverarmi»
ROMA - Cinque ore di interrogatorio per negare ogni accusa. Il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, ha escluso con forza di aver avuto a che fare con la cosiddetta P3. Ai magistrati della procura di Roma che lo hanno indagato per i suoi rapporti con Lombardi, l'ex giudice tributario agli arresti, il sottosegretario ha ammesso di aver partecipato al pranzo del 23 settembre del 2009 a casa Verdini sottolineando di essersi trattenuto per poco più di mezz'ora e di essersi poi allontanato per impegni di governo. «Non ho sentito parlare del Lodo Alfano», avrebbe detto Caliendo, «me ne sono andato via». In ogni caso, l'indagato ha precisato che nelle settimane che hanno preceduto la decisione della Corte Costituzionale sul Lodo non ha «mai parlato con nessuno dei giudici della Consulta».
ELEZIONI IN LOMBARDIA - Ai pm il sottosegretario alla Giustizia ha detto di «non aver mai lavorato per conto di nessuno», di «non aver esercitato alcuna pressione affinché venissero mandati a Milano gli ispettori dopo l'esclusione dalle elezioni regionali della lista Formigoni» e di «non aver insistito con nessun consigliere del Csm» perché venisse nominato alla presidenza della corte d'appello lombarda Alfonso Marra.
Lunedì pomeriggio sarà sentito come testimone Formigoni e nei giorni successivi potrebbero essere convocati a piazzale Clodio, sempre come persone informate sui fatti, l'ex presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, il capo degli ispettori del ministero della Giustizia Arcibaldo Miller, e il magistrato, appena fresco di dimissioni, Antonio Martone.