25 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Intercettazioni

Berlusconi al Colle: pronto a cambi ma ddl urge

Il Premier sale al Quirianle per il giuramento di Brancher, Napolitano ascolta e aspetta

ROMA - Non poteva essere un faccia a faccia e l'occasione non era certo quella per esplorare l'agenda politica, ma oggi il premier Silvio Berlusconi non ha mancato di ribadire al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l'urgenza di una legge che regolamenti le intercettazioni. Giusto qualche battuta che il Cavaliere avrebbe rivolto, con una certa costanza, al capo dello Stato poco dopo il brindisi per il giuramento di Aldo Brancher, neo ministro per l'Attuazione per il federalismo.

Nella sala della Pendola del Quirinale subito dopo la firma da parte di Napolitano del decreto di nomina di Brancher a ministro senza portafoglio (le deleghe sono state conferite dopo) si è tenuto un brindisi e Berlusconi ha colto l'occasione per avvicinarsi al presidente. Nella sala anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il ministro Roberto Calderoli e, giunto da ultimo, il titolare dell'Economia Giulio Tremonti.

In questo contesto 'easy' Berlusconi sarebbe tornato 'alla carica' con Napolitano per sottolineare la necessità di una legge che eviti gli abusi nel campo delle intercettazioni e che tuteli la riservatezza delle persone. Il premier si sarebbe mostrato del tutto dialogante spiegando, tra una battuta e l'altra, che da parte sua c'è tutta la volontà di migliorare il provvedimento e la disponibilità ad apportare le «modifiche necessarie» affinchè il ddl sia equilibrato e non incorra in profili di incongruità costituzionale. Napolitano si sarebbe limitato ad ascoltare le argomentazioni del presidente del Consiglio non discostandosi di una virgola dall'atteggiamento di paziente e vigile attesa deciso già da tempo davanti all'incalzare di appelli e contro-appelli sulla nuova legge.

Il Quirinale, insomma, in questa fase ancora piuttosto confusa non intende essere tirato in ballo e attende di conoscere quale sarà davvero l'entità del provvedimento che dovrà essere sottoposto alla firma del presidente. Oltre che sui contenuti niente è certo neppure sui tempi anche se il Cavaliere ha ricordato a più riprese l'esigenza di chiudere tutto prima dell'estate. L'impressione nelle ultime ore è che non sia peregrina l'ipotesi di uno slittamento a dopo l'estate anche perchè una priorità è evidente: il governo deve portare a casa e con reale urgenza la manovra economica.