29 marzo 2024
Aggiornato 15:00
Ddl intercettazioni

Berlusconi irritato: ddl non mio

Il Premier potrebbe mollare provvedimento su un binario morto: «Fini mi boicotta»

ROMA - Non è la prima volta che risponde 'no, grazie' ai giornalisti che cercano di strappargli una risposta. Ma questa volta Silvio Berlusconi, incalzato durante una passeggiata tra i mercatini dell'antiquariato di Bruxelles al termine del Consiglio europeo, è andato anche oltre: «Tanto vi inventate tutto, continuate a inventarvi tutto», ha risposto.

Insomma, questa volta il presidente del Consiglio non si è preso nemmeno la briga di nascondere la sua irritazione. Il motivo è sempre legato al ddl intercettazioni, alla piega che ha preso il dibattito, a quello 'slittamento' che ha di fatto dovuto digerire, a quelle ulteriori modifiche che per lui sono fumo negli occhi e che invece potrebbero rivelarsi inevitabili. Perché il tutto, a conti fatti, significa che la decisione presa nell'Ufficio di presidenza all'unanimità sta scivolando nel cassetto, che il via libera entro l'estate è un illusione e, peggio ancora, che si va dritti verso una ulteriore lettura del Senato. In poche parole, niente di ciò su cui Silvio Berlusconi sembrava essere irremovibile fino a due giorni fa, si sta concretizzando. «E poi dicono che sono un dittatore, e invece vedete, non posso fare niente» si è sfogato.

Se ci si aggiunge che il testo, già frutto di un compromesso con i 'finiani', non è quello che avrebbe voluto, il quadro dell'umor nero del premier è completo. «Quel ddl - ha ripetuto ieri a vari interlocutori - non è più il mio». Berlusconi - viene riferito - non ha dato ancora il via libera alla possibilità di modifiche, vuole capire di che si tratta. Ma in molti lo descrivono pronto addirittura a 'mollare' il provvedimento. Cosa che gli consentirebbe anche di 'giocare' - pure mediaticamente - la carta della 'vittima' delle lobby e delle forche caudine più volte evocate.

Nel mirino del premier c'è sempre Gianfranco Fini. Quello che proprio non gli va giù è che il tutto passi come una vittoria dell'alleato. «Sta cercando di biocottarmi, ma se continua così si va alla resa dei conti e voglio vedere fino a che punto si spinge». La relazione della presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno, che ha parlato della necessità di cambiare il ddl, e la mancata calendarizzazione del provvedimento in Aula non sono stati altro che una conferma.

Nella giornata 'cupa' del premier ci si è messo anche l'incontro tra il presidente della Camera e il leader della Lega, Umberto Bossi. Al termine del colloquio, durato circa 20 minuti, il senatur ha spiegato che sul ddl intercettazioni «bisogna trovare una soluzione tra Berlusconi e il presidente Napolitano» perché solo così «si potrebbe andare avanti» visto che se il capo dello Stato non firma «siamo fregati». E' vero, Berlusconi considera Bossi il suo «alleato più fedele», e sa anche bene che il suo obiettivo primario è quello di ottenere il federalismo: coltivare buoni rapporti con il presidente della Camera, insomma, è suo interesse. Eppure raccontano che il premier non abbia certo fatto salti di gioia quando ha saputo di quel faccia a faccia, che rischia di mostrarlo sempre più isolato. E tuttavia c'è anche chi - sempre nell'entourage del premier - avalla una lettura 'buonista' che vuole Bossi nella veste di mediatore addirittura in accordo con Berlusconi. «In fondo - spiega un fautore della teoria - ha esplicitato che nella vicenda c'è un ruolo del Colle e che l'unico titolato a discutere con il Quirinale è proprio il premier».