3 maggio 2024
Aggiornato 13:30
Intecettazioni

Ok al Senato, ma restano molte polemiche sul ddl

Il Pd lascia l'aula, l'Idv la occupa. Protesta in piazza e sciopero della stampa

ROMA - L'Aula di palazzo Madama ha approvato il ddl intercettazioni con 164 si, 25 no e moltissimi senatori che hanno abbandonato l'Aula per non partecipare a quello che la capogruppo del Pd ha definito «un voto di fiducia che manca di legittimità». Eppure, nonostante le polemiche che non accennano a placarsi e con il popolo viola di nuovo in piazza davanti al Senato durante le votazioni, il ddl si appresta, dopo un passaggio alla Camera che la maggioranza vorrebbe lampo, a diventare legge dello stato.

Di questo è contento il ministro della Giustizia Angelino Alfano: «oggi - sono state le sue parole fuori dall'Aula di palazzo Madama - abbiamo realizzato un punto del programma» elettorale del Pdl, approvando un testo che «ha la stessa filosofia di fondo di quello che fu varato in Consiglio dei ministri e raggiunge gli stessi obiettivi, anche se con mezzi diversi». Ovvero, ha spiegato, è «un ottimo punto di equilibrio» tra la «necessità di garantire la privacy dei cittadini» e l'esigenza «di condurre indagini approfondite».

Eppure, non tutti sono contenti. Primi fra tutti i dipetristi, che hanno occupato nella notte l'Aula del Senato e che sono stati fatti sgomberare dal presidente prima del voto di stamattina. «Ancora una volta - ha perciò tuonato il leader dell'Idv, Antonio di Pietro, in Transatlantico - maggioranza e presidente del Consiglio usano un atto di forza per rimuovere un ostacolo». Ormai, ha insistito l'ex pm, «in Parlamento c'è uno stato di illegalità permanente», dove la maggioranza «ha compiuto un atto di prevaricazione che nemmeno il fascismo...».

Toni e condotta diversi, ma medesimo atteggiamento nei confronti del Ddl anche da parte del Pd. Questo testo, ha detto Finocchiaro annunciando l'uscita dei senatori democratici dall'Aula al momento del voto, «tutela meglio, molto meglio i criminali dei cittadini e uccide il diritto ad essere informati». Quindi, meglio uscire dal palazzo e raggiungere il popolo Viola e la Fnsi, in protesta sotto il Senato, che «restare e partecipare al massacro della libertà che comincia qui oggi». Concorde sulla linea di Finocchiaro anche il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. «Siamo ormai al trentesimo voto di fiducia, ma questo - ha detto - è particolare perché riguarda una materia delicatissima. Il governo sta facendo un passo molto grave e serio: ha messo la fiducia in modo improprio e irrituale su un provvedimento che riguarda temi della legalità e della democrazia». I giornalisti sono i primi a mobilitarsi: sciopero per silenzio stampa nazionale il giorno del via libera definitivo di Montecitorio, probabilmente il 9 luglio