3 maggio 2024
Aggiornato 14:30
Il provvedimento torna ora alla Camera

Dal Senato via libera al ddl intercettazioni

I deputati del Pd escono dall'aula: «Oggi è la morte della libertà». Di Pietro: «Napolitano non promulghi la legge». I sì sono stati 164, i no 25

ROMA - L'Aula del Senato ha approvato la questione di fiducia posta dal governo sul ddl intercettazioni. I sì sono stati 164, i no 25. Il Pd, il Movimento per le Autonomie e i sette senatori a vita non hanno partecipato al voto. Idv e Radicali hanno votato contro. Il provvedimento torna all'esame della Camera per la terza lettura.

ALFANO - Con il voto di fiducia sul ddl intercettazioni e con la conseguente approvazione delle nuove norme in Senato «abbiamo realizzato un punto del programma» elettorale del Pdl. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, commenta così la seduta di palazzo Madama e, conversando con i cronisti, sottolinea che «il testo approvato oggi dal Senato ha la stessa filosofia di fondo di quello che fu varato in Consiglio dei ministri e raggiunge gli stessi obiettivi, anche se con mezzi diversi».
Il ddl, infatti, secondo il ministro, è «un ottimo punto di equilibrio» tra la «necessità di garantire la privacy dei cittadini» e l'esigenza «di condurre indagini approfondite». Commentando infine l'iter parlamentare del ddl, Alfano ha ribadito che «è rimasto nelle Aule due anni, tempo che mi sembra congruo a un lavoro di confronto tra maggioranza e opposizione. Mi sembra che abbiamo dimostrato disponibilità e ragionevolezza parlamentare», consentendo, con questa legge, «l'uso delle intercettazioni ma non l'abuso».

«NEANCHE MUSSOLINI» - L'inizio di seduta è stato alquanto concitato. Quattordici senatori dell'Idv hanno infatti occupato l'aula di Palazzo Madama mercoledì sera e non l'hanno abbandonata per tutta la notte, piazzandosi in particolare sui banchi del governo. Il presidente Renato Schifani li aveva invitati più volte ad abbandonare la posizione consentendo l'inizio dei lavori, ma al loro rifiuto aveva disposto la loro espulsione consentendone però la riammissione al momento del voto. Solo a quel punto la seduta ha potuto avere inizio. Di Pietro ha duramente criticato l'espulsione e parlato di «stato di illegalità permanente nel Parlamento». «E' un atto di prevaricazione che neanche ai tempi di Mussolini si sarebbe fatto - ha aggiunto -. C'è una maggioranza appecoronata a questo governo, se ne deve andare a casa. Invito i cittadini a ribellarsi». L'Idv ha in ogni caso annunciato di avere registrato dei domini web all'estero per consentire la pubblicazione delle intercettazioni, senza incorrere nelle maglie della nuova legislazione italiana. «Inoltre - ha spiegato il senatore Pancho Pardi -, quando verremo a conoscenza di intercettazioni che i giornalisti non possono più pubblicare, le leggeremo in Parlamento in modo tale che restino agli atti nel resoconto stenografico».