28 agosto 2025
Aggiornato 09:00
Ddl intercettazioni

Berlusconi blinda testo, fiducia forse già oggi

Accordo siglato ieri mattina, dal Premier apertura ai finiani. Generazione Italia: «Il confronto aiuta il PdL». Bersani: «Giudizio negativo»

ROMA - Un labirinto in cui si perdono anche gli stessi senatori, blindato 'ad arte' per rilanciare l'immagine di compattezza del Pdl, partito che con l'ufficio di presidenza di ieri mattina ha ritrovato l'unità su un ddl intercettazioni che forse già oggi potrebbe vedere il suggello del voto di fiducia in Senato, preludio di un'approvazione lampo anche alla Camera.

TROVATA LA QUADRA - Tutto ha avuto inizio ieri mattina a palazzo Grazioli, quando i vertici del partito hanno 'trovato la quadra' su una serie di emendamenti presentati dal relatore a palazzo Madama, Roberto Centaro. Tredici proposte di modifica in tutto, che hanno fatto dire a Gianfranco Fini che «il testo ora è garanzia di legalità». Così com'è, però, il ddl piace molto poco a Silvio Berlusconi, che per questo oggi si è astenuto dalla votazione, con la scusa che «il ddl, così com'è, non rispetta in toto il patto con gli elettori e il programma elettorale».

IL DDL - Risolto il problema dell'accordo interno, riflettori puntati su palazzo Madama. Il relatore Centaro ha presentato un nuovo pacchetto di modifiche per l'Aula, frutto della riunione della mattinata. Obiettivo, modificare il ddl soprattutto le norme sulla proroga degli ascolti, la pubblicazione degli atti sui giornali e le pene per gli editori, oltre alla norma transitoria. In base al nuovo testo, terminati i 75 giorni di durata massima delle intercettazioni telefoniche, il pm potrà chiedere una proroga di tre giorni in tre giorni se riscontri il rischio che si stia per compiere un nuovo reato o se si tratti di una prova fondamentale. Inoltre, viene fissato in 3 giorni (prorogabili di tre in tre) la durata delle intercettazioni ambientali. Ancora, restano le pene per gli editori, che dovranno pagare fino a oltre 450.000 euro nel caso pubblichino intercettazioni espunte dal processo o giudicate irrilevanti per il procedimento. Infine, la norma transitoria: subito in vigore le sanzioni per giornalisti ed editori, un anno di tempo per applicare la norma che prevede l'ok a intercettare da parte del giudice collegiale e non più del Gip, 15 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta per tutte le altre norme, che però non si applicano alle inchieste in corso.

FINIANI: «IL CONFRONTO AIUTA» - I 'finiani' rivendicano i risultati ottenuti nel nuovo testo sulle intercettazioni, quello «condiviso» oggi nell'ufficio di presidenza del Pdl: «Accoglie gran parte delle nostre osservazioni, e quasi tutti gli appunti mossi da Gianfranco Fini in queste settimane», si legge sul sito di Generazione Italia. «Siamo riusciti, insomma, a ritrovare la compattezza interna al Pdl. E siamo sicuri che adesso avremo la maggioranza degli italiani dalla nostra parte».
«Il testo approvato - è scritto ancora - è lontano parente di quello che originariamente si era deciso di far passare in Senato. Un testo che era distante - e non poco - dall'equilibrio che faticosamente si era ricercato e trovato alla Camera. Noi di Generazione Italia abbiamo detto che quel testo non ci piaceva. Non ci piaceva il divieto di pubblicazione, la maxi sanzione agli editori, l'applicabilità retroattiva del ddl, la rigidità del limite dei 75 giorni, i forti limiti alle intercettazioni ambientali e altri aspetti - non secondari - del ddl».
«Resta aperto - fa notare Generazione Italia - solo il tema della proroga delle intercettazioni, il cosiddetto 'comma Ghedini': abbiamo chiesto e ottenuto un supplemento di riflessione che certamente porterà all'ennesimo miglioramento. Il testo votato oggi dall'Ufficio di Presidenza del Pdl è stato votato quasi all'unanimità. Unico astenuto Silvio Berlusconi: 'Non è il testo che volevo'».

BERSANI: «GIUDIZIO NEGATIVO» - Il Pd non ha potuto ancora vedere gli emendamenti al disegno di legge sulle intercettazioni, ma c'è scetticismo sulla possibilità di «modifiche sostanziali». Il segretario democratico Pier Luigi Bersani, conversando con i giornalisti, critica governo e maggioranza per il metodo con cui stanno mettendo a punto gli emendamenti: «Bontà loro se ce li faranno vedere, io non li ho ancora visti. In ogni caso mi pare che non tiri una gran aria di modifiche sostanziali. Credo che il nostro giudizio negativo rimarrà».

SENATO: «OGGI IN AULA» - Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha annunciato in Aula la sua decisione di rinviare alla commissione Giustizia l'esame degli emendamenti presentati ieri dal relatore al ddl sulle intercettazioni e convocato l'Aula per oggi alle 15 per l'esame del testo.