19 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Inchiesta G8

Di Pietro in Procura a Firenze: non c'azzecco nulla

Deposizione spontanea del leader dell'IdV dopo le anticipazione del settimanale «l'Espresso»: sono teste d'accusa

FIRENZE - Antonio Di Pietro si è presentato alla Procura della Repubblica di Firenze, in quanto «teste d'accusa», secondo l'espressione da lui stesso usata. «Ho depositato spontaneamente», ha spiegato il leader dell'Idv ai giornalisti, «in qualità di persona a conoscenza di fatti», in triplice veste: «per il ruolo di parlamentare di oggi, di ministro delle Infrastrutture di ieri e per il ruolo di pubblico ministero dell'altro ieri».

UN DOVERE - Di Pietro ha tenuto a precisare che la sua deposizione è stata dettata dal «mio dovere di presentarmi ai magistrati, e di riferire quanto a mia conoscenza, perché ritengo che la giustizia debba fare il suo corso nei confronti di tutti». Stando a quanto risposto dallo stesso Di Pietro, erano presenti sia magistrati di Firenze che di Perugia. L'inchiesta sulla grandi opere infatti è stata divisa tra le due procure. Su cosa egli abbia rivelato, il leader dell'Idv non ha fatto parola, ma, sollecitato da giornalisti e curiosi ha parlato più in generale del sistema di corruzione che va profilandosi con le ultime inchieste della magistratura.

ANTICIPAZIONI DELL'ESPRESSO - A chi gli chiedeva se ha parlato ai magistrati dell'appalto per la Scuola la Marescialli, ha risposto così: «questo lo ha detto lei». In merito poi alle anticipazioni del settimanale L'Espresso, Di Pietro ha escluso che vi sia qualcosa di vero: «abbiamo parlato di ben altre questioni». Secondo le anticipazioni, vi sarebbe un legame tra un filone dell'inchiesta e alcuni provvedimenti da lui presi quando era ministro, ma per Di Pietro «non c'azzecca niente, non c'azzecca niente, come i cavoli a merenda». «Quand'ero ministro», ha poi spiegato più estesamente, «ho avuto modo di riscontrare che degli imprenditori non ricevevano ruoli, incarichi, appalti e soprattutto pagamenti, del lavoro effettuato. Per questo avevano chiesto il mio intervento; intervento che effettuai», ha continuato, «tanto che quegli imprenditori mi ringraziarono personalmente con una lettera di cui sono orgoglioso e che ho ancora agli atti».
Secondo l'ex ministro, non si trattò altro che di «uno di quei casi in cui sono intervenuto nell'esercizio delle mie funzioni, non soltanto ristabilendo il diritto leso dell'imprenditore, ma evitando che la pubblica amministrazione potesse compiere degli atti in danno di persone offese».
Erano le stesse persone di cui si parla oggi? «Non c'azzecca nulla», ha ribadito Di Pietro, parlando ai giornalisti durante un'iniziativa referendaria dell'Idva in Piazza della Repubblica a Firenze. A chi infine chiedeva insistentemente spiegazioni sui cambiamenti di funzione ottenuti da Angelo Balducci e Claudio Rinaldi, all'epoca del suo dicastero, Di Pietro ha risposto solamente: «chiedetelo a loro».