Berlusconi: missione fondamentale
Calderoli: «Verificare se sacrifici servono». Bossi: «Non penso che possiamo scappare». La Russa: «Rischio per importanza missione»
ROMA - Il cordoglio del mondo della politica per la morte dei due soldati italiani è unanime, ma sul futuro della missione italiana in Afghanistan i partiti si dividono: soprattutto la Lega nord, con il coordinatore delle segreterie Roberto Calderoli, si chiede se sia il caso di rimanere ancora nel Paese o se non sarebbe meglio rivedere il profilo della missione. «Spesso - sono state le sue parole - abbiamo espresso perplessità sull'esportazione della democrazia, ma ogni decisione va presa insieme al resto, non può essere unilaterale. Vedremo a livello internazionale. Al di là della perdita di vite umane che fanno spaccare il cuore, bisogna verificare se questi sacrifici servono».
Ma Silvio Berlusconi frena sull'ipotesi di exit strategy. Dal premier, oltre al cordoglio per le vittime, è arrivata infatti la conferma che la missione italiana in Afghanistan è «fondamentale» per la «pacificazione di un'area strategica».
Stessi toni anche dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa. «Tutti - ha detto - ci interroghiamo, non solo Calderoli, di fronte a una cosa del genere». «Voglio comunque ringraziare Calderoli - ha aggiunto - perchè subito dopo ha dichiarato che facciamo parte di una missione internazionale ed è all'interno di essa che prendiamo le nostre decisioni. Contribuiamo a far decidere gli organismi internazionali ma non in modo unilaterale. Oggi abbiamo ritenuto e continuiamo a ritenere che il rischio è connesso all'importanza della missione».
Calderoli: «Verificare se sacrifici servono» - «Spesso abbiamo espresso perplessità sull’esportazione della democrazia, ma ogni decisione va presa insieme al resto, non può essere unilaterale. Vedremo a livello internazionale» ha dichiarato il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli. «Al di là della perdita di vite umane che fanno spaccare il cuore, bisogna verificare - aggiunge Calderoli - se i sacrifici servono. Ma c’è una comunità internazionale, prendiamo le decisioni insieme a loro».
Bossi: «Non penso che possiamo scappare» - «Io non penso che possiamo scappare. Questa decisione sarebbe sentita dal mondo occidentale come una fuga difficilmente spiegabile e probabilmente avrebbe delle conseguenze gravi sul governo» ha detto più tardi il ministro della Riforma Umberto Bossi rispondendo alle domande dei cronisti sull'ultima tragedia in Afghanistan. Il ministro ha spiegato che «le guerre non sono mai una bella cosa perché poi ci sono i morti. Però questo è un governo che guarda alle cose come sono, che ha degli alleati e che mantiene la parola data». Il leader della Lega ha quindi ammesso «sono molto preoccupato e molto triste perché tornano i morti e bisogna ricordare chi muore per una causa giusta e importante».
Il cordoglio di Fini - Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha anche lui espresso cordoglio per la morte dei due soldati italiani caduti a Herat: «Lo scacchiere internazionale continua a provocare lutti e tragedie. Rivolgo - ha detto Fini aprendo un convegno sulla moratoria alla pena di morte - alle forze armate e alle famiglie dei due militari morti in Afghanistan il senso della più cordiale e sincera partecipazione». Le parole di Fini sono state sottolineate da un applauso della platea, che comprende anche numerosi ministri della Giustizia di svariati Paesi.
Frattini - «La missione in Afghanistan resta per l'Italia una missione fondamentale, che continuerà, una missione di pace in cui le nostre donne e i nostri uomini lavorano per la nostra sicurezza e per il bene del popolo afghano» ha detto il ministro degli Esteri Franco Frattini.
Finocchiaro: «Il Governo riferisca in Parlamento» - «Esprimiamo il nostro cordoglio per la morte dei due soldati uccisi nell'attentato in Afghanistan e ci stringiamo nel dolore alle loro famiglie e a quelle degli altri militari feriti» ha invece sottolineato il presidente del Gruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro. «Sappiamo con quale impegno i nostri soldati svolgono la loro missione in quel Paese - prosegue Finocchiaro - e negli altri paesi dove le nostre forze armate sono impegnate nelle missioni internazionali. È necessario ora che il governo venga al più presto in Senato a riferire su quanto avvenuto». «Il Parlamento e il Paese devono essere informati - conclude l'esponente Pd - e serve una discussione seria e approfondita sul nostro impegno in Afghanistan».
Di Pietro: «Necessaria una exit strategy» - «Esprimo profondo cordoglio, a nome mio e di tutta l'Italia dei Valori, alle famiglie dei soldati caduti in Afghanistan e auguro pronta guarigione ai militari feriti» afferma invece Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei Valori. «Non è questo il momento per ribadire la necessità di porre fine alla nostra presenza in quei territori. Oggi è il giorno del dolore e della solidarietà, ma occorre che al più presto il Parlamento affronti seriamente la questione della rischiosa presenza dei nostri militari, coinvolti non in una missione ma in una guerra, e proponga una exit strategy», conclude Di Pietro.