5 maggio 2024
Aggiornato 22:31
E' «peggio di un indulto»

Carceri, Maroni boccia il ddl Alfano

Il Ministro della Giustizia: «Nessun indulto né amnistie». Idv e Pd: «Ha ragione, è un bluff». Solo i radicali contro il ministro dell'Interno

ROMA - Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, boccia il ddl Alfano che prevede la possibilità di scontare l'ultima parte della pena ai domiciliari e la messa in prova osservando che il provvedimento, uno dei pilastri del piano-carceri del Guardasigilli attualmente all'esame della commissione Giustizia di Montecitorio, sarebbe peggio dell'indulto. Esultano Idv e Pd che definiscono il testo «un grande bluff» mentre la radicale Rita Bernardini, da 21 giorni in sciopero della fame contro il sovraffollamento degli istituti penitenziari, definisce le parole del titolare del Viminale «sparate demagogiche».

Alfano: «Nessun indulto» - Nel pomeriggio la replica del Guardasigilli Angelino Alfano con un comunicato: dal governo «no a indulti o amnistie, ma misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza». «Com'è noto -rileva- non vogliamo svuotare le carceri e nessun detenuto sará messo in libertá. Vogliamo realizzare 21.479 nuovi posti nelle carceri proprio perchè non intendiamo procedere a nuovi indulti o nuove amnistie». «Per questo obiettivo, - prosegue il Guardasigilli - il Governo e il Parlamento hanno previsto ben 600 milioni di euro per le nuove carceri solo per il primo anno. Si è previsto di assumere 2000 nuovi agenti di polizia penitenziaria: un record assoluto. Abbiamo previsto delle norme straordinarie per realizzare le carceri in tempi rapidissimi. In questo contesto, il 13 gennaio, il Consiglio dei Ministri ha approvato all'unanimità il disegno di legge che è parte di un piano complessivo che - sottolinea Alfano - esclude indulti e amnistie. Così come esclude l'applicazione dei domiciliari se il condannato non abbia un domicilio ritenuto effettivo e idoneo (art. 1 comma 3 ddl esame in Commissione)». «Intanto, ogni mese le carceri segnano il record storico delle presenze e l'estate si avvicina preannunciandosi molto calda. È mio dovere istituzionale, politico e morale - ricorda il ministro - affrontare questo tema che investe la sicurezza dei cittadini e la dignitá delle persone. Per tale ragione, venerdì riferirò in Cdm sulla situazione nelle carceri, nella convinzione che anche in questa circostanza, come sempre avvenuto fin qui, si saprà individuare la soluzione concreta, ragionevole e di buon senso come la grave emergenza necessita».

«Maggioranza spaccata» - «A questo punto - commenta la capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti - non ci sono più scuse, le dichiarazioni del ministro Maroni dimostrano che il governo è spaccato sulle politiche della giustizia e della sicurezza e che il provvedimento sulla messa alla prova e sul carcere domiciliare è solo un grande bluff. Noi del Pd lo abbiamo detto dal principio che quel provvedimento contiene molti elementi di criticità e che così com'è non può andar bene. Adesso però servono interventi concreti per intervenire a fondo sullo stato di vera e propria emergenza umanitaria determinata dal sovraffollamento degli istituti di pena. Politicamente c'è da rilevare che ormai il ministro Alfano è isolato e che i suoi provvedimenti hanno sempre più il sapore dell'emendamento del singolo deputato piuttosto che del provvedimento governativo».

Le fa eco il presidente dei deputati Idv, Massimo Donadi: «Ci fa piacere che anche Maroni se ne sia accorto. Il Ddl svuota carceri è una bufala perché è un indulto mascherato che svela il lassismo del governo sul tema della sicurezza e non risolve il problema del sovraffollamento nei penitenziari. Alle parole di Maroni ora speriamo che seguano fatti conseguenti».

Attacca invece la radicale eletta nel Pd Bernardini: «Alle sparate di Maroni ci siamo abituati,ma il problema serio è che lui va a rete unificate su tutti i tg senza che nessuno possa replicargli. Sparate puramente demagogiche considerato che, comunque, quelle persone, che lui vuole inchiodare in carceri illegali per sovraffollamento e mancanza di personale e dove viene tolta ogni dignità, tra uno, due, cinque o dodici mesi uscirebbero avendo finito di scontare la loro pena. Inoltre, la sua 'sicurezza' fa acqua da tutte le parti proprio perché l'unica risposta che viene data è il carcere e non si fa alcun uso dell'esecuzione penale esterna che in altri paesi europei viene usata venti volte più che in Italia. Basti pensare al Regno Unito dove sono ben 243.000 le persone sottoposte a pene non detentive o alla Francia dove sono 160.000. In Italia, siamo ad una media di 21.000 scesa ultimamente a circa 11.000 persone vista la paralisi dei Tribunali di sorveglianza».