28 agosto 2025
Aggiornato 11:00
Elezioni regionali

Sgarbi rinuncia a chiedere il rinvio al Consiglio di Stato

Avvocato: «Non ci sono i tempi. Ma dopo chiederemo l'annullamento del voto»

ROMA - I legali della lista Rete liberal Sgarbi non presenteranno ricorso al Consiglio di Stato per ottenere ancora il rinvio delle elezioni. Lo annuncia l'avvocato Pietro Barone, spiegando che «non ci sono i termini. Non abbiamo ancora fisicamente l'ordinanza del tribunale amministrativo e quindi non abbiamo più il tempo tecnico di presentare il ricorso».

L'ufficio ricorsi di Palazzo Spada, infatti, chiude alle 13. «Non è colpa dei giudici del Tar», sottolinea Barone. «Il presidente ha correttamente firmato il documento questa mattina. Il problema è che in cancelleria avevano da depositare una cinquantina di sentenze pronunciate ieri, oltre alle ordinanze per i nostri sette ricorsi elettorali, e non hanno avuto il tempo di fare tutto».

In ogni caso, spiega Barone, «sono soddisfatto» perché «il tar non ha respinto il ricorso come inammissibile o improponibile, ma semplicemente lo ha bocciato, secondo me male interpretando le nostre ragioni. Ma si tratta di magistrati molto preparati e corretti. Perciò sono sicuro che su questo avremo tempo, il 6 maggio, di eccepire e di spiegare. Certo la situazione è complicata perché si sono invertiti i ruoli. Noi diciamo oggi quello che fino alla settimana scorsa dicevano gli avvocati del Pd, e cioè che il decreto salva-liste non si può applicare perché c'è la legge regionale. Loro invece oggi sostengono che va applicato».

Dopo il voto, annuncia l'avvocato, la richiesta diventerà quella dell'annullamento del risultato elettorale: «Noi chiederemo l'annullamento. E' automatico, è chiaro che se il tribunale riconoscesse le nostre ragioni si andrebbe all'annullamento del voto e a nuove elezioni. Il nodo è sempre quello del decreto. E' su quello che si giocherà il problema. Dipenderà molto anche da quello che deciderà il Parlamento. La mia impressione è che il decreto non sarà convertito e che alla fine, chiunque vinca le elezioni, si dovrà tornare alle urne».