Caos liste e inchieste, sul voto l'incognita astensione
Berlusconi: «Non favorire la Sinistra». Ma per il Governo c'è anche il caso Lega
ROMA - Segnale di un malessere diffuso, o di uno spostamento interno all'elettorato del Pdl. Risultato di una campagna elettorale travagliata, segnata dal caos liste (con il Pdl di nuovo in pista in Lombardia ma fuori nel Lazio) e dalle inchieste giudiziarie che, a livelli diversi, coinvolgono gli schieramenti (Trani su Rai-Agcom, con le pressioni del Premier sull'Authority contro Annozero e quella di Bari sulla sanità che ha portato agli arresti il pd Sandro Frisullo).
Sono diverse le letture dell'astensionismo, fattore su cui, risultati alla mano, probabilmente si dovranno fare i conti e che alla vigilia del voto preoccupa e non poco Silvio Berlusconi. Il vento di Francia, dove alle regionali Sarkozy è stato battuto anche per un astensionismo record del 48,8 per cento, potrebbe insomma soffiare anche da noi, certo meno forte ma forse quanto basta per smuovere le acque ed essere in alcuni casi, anche determinante.
Se dieci giorni fa il Premier si diceva convinto di non temere l'astensionismo perché «gli italiani hanno capito perfettamente che c'è una magistratura che fa politica», nell'ultima settimana il refrain cambia radicalmente. Ogni giorno, in televisione come in piazza, Berlusconi invita con forza a votare, per non favorire la sinistra. E' questo, dice, «il pericolo» da scongiurare evitando assolutamente di «disperdere» i voti, dando «consenso a liste che non avranno alcun peso in consiglio regionale» e soprattutto non facendosi «tentare dall'indifferenza, scegliendo l'astensione».
Timore condiviso in parte da Umberto Bossi dopo il caos liste, «spero che il fango non si ribalti su di noi», anche se sul Carroccio il Senatur si dice tranquillo: «Non ho paura dell'astensione dei nostri». Timore che invece forse agita Berlusconi, perché non è solo a favore di sinistra che l'astensione potrebbe danneggiare il Premier. A farne le spese potrebbe essere lo stesso Pdl, tallonato dalla Lega al Nord. Senza contare il caso Piemonte, dove tra Roberto Cota e Mercedes Bresso, la partita potrebbe giocarsi sul filo.
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