Aula vota su l'emergenza carceri
In Italia va rieducato lo Stato, si viola la Costituzione
ROMA - Sit in di protesta contro l'emergenza carceri in piazza Montecitorio, in concomitanza con la discussione e la votazione in aula alla Camera delle mozioni di Radicali ed altri (prima firma Rita Bernardini, sottoscritta da 93 deputati di cui 79 Pd, 8 Pdl, 2 Idv, 1 Udc, 2 Misto-MPA, 1 Misto-Repubblicani) e alla presentazione del rapporto delle associazioni (Antigone-Caritas-Nessuno tocchi Caino) sul sovraffollamento dei penitenziari italiani. «Lo Stato si rieduchi», è lo slogan della protesta.
I manifestanti denunciano come in Italia vi siano a tutt'oggi «5.774 detenuti ammassati in celle che possono contenerne 43.220; .261 agenti in meno di quelli previsti in pianta organica; 402 educatori in meno rispetto alla pianta organica; 1 solo psicologo, per poche ore lavorative a settimana, ogni 187 detenuti». E ancora come «il 50% dei detenuti è in attesa di giudizio e il 30% di loro sarà riconosciuto «innocente»; la metà degli imputati che fa ingresso in carcere, vi rimane per non più di 10 giorni; il 35% esce dopo 48 ore; il 27% dei detenuti è tossicodipendente; il 38% dei detenuti è in condizioni di salute «mediocri», il 37% «scadenti», il 4% «gravi»; il 15% dei detenuti soffre di depressione e altri disturbi psichiatrici».
Inoltre, «solo 1 detenuto su 4 ha la possibilità di lavorare e solo 1 su 10 può partecipare a corsi professionali: tutti gli altri sono costretti a passare nell'ozio, in celle sovraffollate, dalle 18 alle 22 ore al giorno; moltissimi detenuti sono costretti a scontare la pena a centinaia di Km di distanza dagli affetti familiari; 70 bambini sotto i tre anni sono carcerati con le loro madri».
Tutto questo a dispetto dell'art. 27 della Costituzione che stabilisce che «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Dell'art. 13 della Costituzione secondo cui «è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà». E dell' art. 3 della Convenzione Europea per i diritti dell'uomo che recita: «Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti«
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