20 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Politiche per l'immigrazione

Cittadinanza, il Pd guarda a Fini

Iniziata oggi la discussione generale. Ma Cicchitto chiude. Spiragli solo sui minori, ma non per Lega Nord

ROMA - Entra nel vivo il dibattito sulla cittadinanza agli stranieri alla Camera dei deputati. A ridosso della pausa natalizia l'aula ha iniziato oggi la discussione generale. Alle divergenze tra maggioranza e opposizione si sovrappongono divisioni trasversali e prove di dialogo. E sullo sfondo di un dibattito sulle riforme condivise il capogruppo del Pd Dario Franceschini «sfida» Gianfranco Fini a passare dalle parole ai fatti.

Per la relatrice del testo uscito dalla commissione Affari costituzionali, Isabella Bertolini (Pdl), «la cittadinanza non rappresenta un mezzo per una migliore integrazione, ma rappresenta la conclusione di un percorso di integrazione già avvenuta». Capovolta la prospettiva del Pd. Per il relatore di minoranza Gianclaudio Bressa (Pd) la cittadinanza è «punto di arrivo di un percorso di integrazione sociale e culturale già avviato, ma anche come punto di partenza per il completamento dello stesso». Il capogruppo della Lega a Montecitorio Roberto Cota, da parte sua, rivendica: «Abbiamo vinto le elezioni con un programma che non prevedeva revisioni della legge sulla cittadinanza».

La linea di divisione non è però così ferma. Non solo perché sul tavolo c'è una proposta bipartisan, il ddl Sarubbi-Granata, che intende ridurre a cinque anni i tempi per il rilascio della cittadinanza e introdurre lo ius soli per assicurarla automaticamente a chi nasce in Italia. Il presidente della Camera Gianfranco Fini, intanto, riceve Raffaele Bonanni dopo un sit-in della Cisl di fronte a Montecitorio a favore del disegno di legge bipartisan. «Ci ha espresso il suo sostegno a una riforma della cittadinanza che riconosca a tutti i figli degli immigrati nati e cresciuti in Italia gli stessi diritti di tutti i bambini italiani», racconta Bonanni.

A Fini guarda Dario Franceschini. L'ex segretario del Pd non lo nomina esplicitamente, ma nel suo intervento individua la cittadinanza come un banco di prova per le riforme condivise di cui parla da giorni la politica italiana.