Immigrati: Fini, cittadinanza ineludibile. Il Parlamento batta un colpo
Il Presidente della Camera: «La materia divide, il dibattito sarà serrato ma mi auguro si intervenga». Turco (Pd): Cancellare subito la tassa Tremonti-Maroni. Cicchitto (Pdl): Cittadinanza? Senza intesa meglio evitare
ROMA - «Mi auguro che il Parlamento batta un colpo». Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in una intervista a Repubblica Tv, torna a sollecitare una modifica della legge sulla cittadinanza.
Essere cittadini italiani, spiega la terza carica dello Stato, «significa amare la propria patria anche se non è la terra dei propri padri, conoscere la Costituzione, rispettarne le leggi, sentire anche il piccolo privilegio di essere italiani visto che secondo l'Unesco nel nostro paese c'è il 60% del patrimonio culturale dell'umanità: mi auguro che in questa legislatura il Parlamento intervenga sulla legge che regola la cittadinanza. Non è una questione da tutti condivisa, ci sarà un dibattito abbastanza serrato».
La questione della cittadinanza è ineludibile - «Nell'epoca della globalizzazione, in un'epoca in cui l'Italia si confronta per la prima volta col tema dell'integrazione degli immigrati - sottolinea Fini - la questione della cittadinanza è ineludibile anche perché non è vero che si diventa cittadini italiani a 18 anni, bensì a 20-21 per la burocrazia. Bisogna rendere possibile diventare cittadini a chi nasce in Italia e frequenta almeno un ciclo di studi. Io ho dubbi sulla cittadinanza automatica data se soltanto si nasce in Italia e poi non ci si vive neanche 15 giorni della vita. La cittadinanza va riconosciuta a chi nasce in Italia, impara la nostra lingua, si inserisce nella nostra società. E' giusto consentire loro di diventare cittadini senza attendere i 18 anni».
Secondo il leader di Fli si potrebbe concedere la cittadinanza già a 11 anni: «Per ciclo di studi intendo l'inizio della frequentazione della scuola dell'obbligo. Non vedo perché si dovrebbe attendere ulteriormente, ovviamente sempre a condizione che la famiglia o chi esercita la patria potestà stia in Italia. Si tratta di bambini che parlano non solo italiano ma anche dialetto, tifano per le nostre squadre di calcio, sono perfettamente simili ai nostri figli o nipoti, se non per il colore della pelle o perché professano un'altra religione. Quando hanno l'età di 12-13 anni, l'età delicata dello sviluppo, farli sentire diversi e stranieri in patria, farli sentire in una condizione che non è quella dei loro compagni di gioco significa esporli a dei rischi».
Fini riconosce infine al governo Monti «una grande sensibilità» perché «è stato il primo governo nella storia della Repubblica che ha attribuito una responsabilità ministeriale per l'integrazione». Ma «giustamente» il presidente del Consiglio «non ha inserito il tema della cittadinanza nel suo programma: mi auguro che il Parlamento batta un colpo».
Turco (Pd): Cancellare subito la tassa Tremonti-Maroni - «Bene la semplificazione prevista dal Dl Semplificazioni per il rinnovo del contratto di soggiorno per i cittadini extraeuropei. Tuttavia ad oggi siamo ancora in attesa di una decisione in merito alla tassa sul permesso di soggiorno voluta dagli ex ministri Tremonti e Maroni». E' quanto afferma Livia Turco, deputata del Pd.
«L'attuale governo aveva promesso di fare una riflessione su un tributo che, se applicato, sarebbe del tutto ingiusto e andrebbe a colpire i lavoratori immigrati, una categoria già di per sé particolarmente vulnerabile - avverte Turco -. Ci auguriamo che la decisione di rinviare ad una vera e propria legge prefiguri un intervento decisivo a difesa di chi contribuisce in modo innegabile, come ha ricordato recentemente anche il Presidente Napolitano, alla crescita del nostro paese».
Romano (Pid): Il Governo Monti non deve sconfinare dai suoi compiti - «Un governo tecnico nato sull'emergenza dovrebbe occuparsi prima di lavoro, liberalizzazioni e non sconfinare in settori come immigrazione e cittadinanza che nulla c'entrano coi criteri dell'emergenza». Lo ha affermato in una dichiarazione l'ex ministro Pid Saverio Romano.
«Le riforme - ha aggiunto- vanno fatte. L'Italia ne ha urgenza. E tra queste necessita principalmente di quella sulle liberalizzazioni,del mercato del lavoro e anche un cambio di legge elettorale. Proprio per recuperare il rapporto eletto-elettore abbattendo una discrasia che si consuma e si allarga da anni, è bene reintrodurre il sistema della preferenza».
Cicchitto (Pdl): Cittadinanza? Senza intesa meglio evitare - «Il Parlamento può battere un colpo sulla legge che regola la cittadinanza solo qualora ci sia un consenso nel merito che finora non vedo». Lo dichiara in una nota Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera.
«Sconsiglio vivamente - aggiunge - di inoltrarsi su questo terreno in assenza di una intesa preventiva a meno che non si voglia aggiungere un'altra ragione di contrasto in una situazione che già di per sé si presenta come seria e delicata.
Chaouki (Pd): Cicchitto non speculi su cittadinanza - «A Cicchitto diciamo basta con le minacce preventive. Sul diritto di cittadinanza per i figli di immigrati c'è già un'ampia intesa a partire dal popolo italiano rappresentato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano». Lo dichiara in una nota Khalid Chaouki, responsabile Nuovi Italiani del Pd.
«Cicchitto sa meglio di tutti - aggiunge - che anche nel suo stesso gruppo parlamentare c'è un largo consenso rispetto al riconoscimento del diritto di cittadinanza ai bambini che nascono e crescono in Italia. Chiediamo sommessamente a Cicchitto e al suo partito di non speculare su una questione vitale per circa un milione di figli di questo Paese, tenuti ancora a margine della società».
Marino (Pd): Subito legge per cittadinanza a minori - «Non possiamo ostinarci, come vorrebbero certe forze politiche, a trattare l'immigrazione come un problema di sicurezza. Dal Parlamento serve subito un atto di responsabilità, perché esiste oramai da troppo tempo una discriminazione incomprensibile ai danni dei figli degli immigrati nati in Italia». Così Ignazio Marino, senatore del Partito Democratico, primo firmatario di un disegno legge appoggiato da altri 114 senatori (e a seconda firma della capogruppo Anna Finocchiaro) che modifica la legge n. 91 del 5 febbraio 1992 e prevede l'attribuzione della cittadinanza ad ogni nato sul territorio italiano indipendentemente da quella dei genitori.
«Un bambino senza cittadinanza - afferma Marino in una nota - sarà sempre uno straniero in un Paese che invece vive e sente come proprio. Con il disegno di legge che ho presentato, si afferma un principio semplice: un bambino che nasce in Italia è italiano, punto. Lo hanno firmato 114 senatori, quindi un terzo dell'aula del Senato, e spero che avrà un esame e una approvazione rapida».
Donadi (Idv): La cittadinanza ai nuovi italiani è utile e doverosa - «La cittadinanza ai nuovi italiani è una priorità politica, un dovere civile ed un avanzamento di tutta la società sul fronte dell'estensione dei diritti». Lo afferma il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi.
«Finora non è stato possibile dare a questi cittadini la cittadinanza perché il precedente governo era ostaggio della Lega, ma ora in Parlamento è possibile approvare una buona legge in poco tempo - suggerisce Donadi -. Si tratta di una norma intelligente ed utile per accelerare indispensabili processi di integrazione. E' incivile che i minori nati in Italia non abbiano la cittadinanza e che i nuovi italiani siano esclusi dalla vita pubblica del Paese. Italia dei Valori ha presentato già proposte in Parlamento ed è pronta a sostenere una nuova e più moderna legge».
Della Vedova (Fli): Il Pdl non impedisca alle Camere di discuterne - «Non ha senso che un partito della maggioranza di governo pretenda di stabilire se il tema della cittadinanza per i minori stranieri nati e cresciuti in Italia meriti o meno l'esame delle Camere». Lo sottolinea in una nota il capogruppo di Fli alla Camera, Benedetto Della Vedova.
«E' un argomento - prosegue - che esplicitamente non rientra tra gli impegni e i dossier dell'esecutivo, e dunque la sua discussione non comporta alcun contrasto all'interno della maggioranza. Comporta una dialettica, evidentemente vivace, tra le forze politiche e un dibattito altrettanto vivo nel Paese. Una cosa è opporsi a una nuova legge. Altra è opporsi pregiudizialmente all'idea che le Camere ne discutano».
Gasparri (Pdl): La Legge sulla cittadinanza è fuori agenda - «Una nuova legge sulla cittadinanza non è certo una urgenza. E' quindi inutile affannarsi. Si tratterebbe di un motivo di notevole confusione politica, poco conciliabile con la fase delicata che l'Italia e le istituzioni stanno vivendo. Ci sono cinque decreti su materie complesse in circolazione. Bisogna affrontare le riforme costituzionali e la legge elettorale. La cittadinanza è fuori agenda». Lo dichiara in una nota Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl.
Corsaro (Pdl): Cittadinanza? Si vuole la fine della legislatura - «Chi insiste col voto sulla cittadinanza intende, senza ombra di dubbio, accelerare la fine della legislatura. A questo punto sarebbe meglio dirlo con chiarezza». Lo afferma in una nota il vice capogruppo vicario del Pdl alla Camera, Massimo Corsaro.