19 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Doveva essere il momento della «concordia»

Bossi: «Ritiro a Natale». Berlusconi: «Si decide insieme»

«Sarebbe meglio uscire presto» ma «non possiamo abbandonare l'impresa»

ROMA - Doveva essere il momento della «concordia», come auspicava il ministro della Difesa Ignazio la Russa al Senato al termine della prima informativa del governo dopo l'attentato a Kabul che ha provocato la morte di sei militari italiani. E invece poche ore dopo infuria la polemica politica, tutta interna al centrodestra. E' Umberto Bossi, auspicando il ritiro delle nostre truppe entro Natale, a scatenare la discussione. Tesi in parte accolta dal premier Silvio Berlusconi, che da Bruxelles dice: «Siamo tutti convinti che sarebbe meglio per tutti quanti uscire presto», ma va deciso con gli alleati.

Per tutto la giornata di ieri, infatti, centrodestra e centrosinistra avevano concordato su un punto: questo è il momento del dolore. Ma a Bruxelles per il Consiglio europeo, il premier Silvio Berlusconi pronuncia frasi che faranno discutere, anche se sottolinea che al momento «non c'è nessuna idea» sui tempi del ritiro e che «si tratta di una questione internazionale: non si decide da soli perché si tradirebbe un accordo». A domanda diretta sull'ipotesi leghista di riportare i militari a casa per Natale, Berlusconi sostiene di aver parlato «con il presidente Obama durante i giorni del G8: stiamo preparando un piano che può essere tanto più veloce quanto migliore risulterà l'addestramento che sapremo dare alle forze dell'ordine afgane».

Tanto basta ad irritare La Russa, che per tutta la giornata andava ripetendo che i militari italiani non si faranno «intimidire dalla violenza». A sera, parlando al Tg1, il ministro della Difesa insiste: i tempi del rientro dei militari italiani dall'Afghanistan vanno decisi «insieme agli organismi internazionali» e «non si può fissare una data». Quanto a Bossi, aggiunge: i militari attualmente in Afghanistan torneranno a casa a Natale di certo «perché nel frattempo sarà avvenuto un cambio tra quelli della Folgore e il battaglione che li sostituirà: credo che Bossi intendesse questo, altrimenti la sua dichiarazione è incomprensibile».

L'opposizione, dal canto suo, sottolinea le divisioni nella maggioranza. Bossi è un «irresponsabile», è il secco commento del leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. Parole simili quelle di Pierluigi Bersani, candidato alla segreteria del Pd: «In un giorno così drammatico è incredibile che in poche ore il governo abbia mostrato una confusione così impressionante. Dalle parole di La Russa in Parlamento, quelle di Bossi e quelle di Berlusconi emerge una posizione assolutamente contraddittoria. In un momento così difficile il governo non è in grado di offrire un riferimento certo e una posizione univoca».

E dire che durante la discussione alla Camera nessuno aveva chiesto esplicitamente il ritiro, anche se Lega e Idv avevano espresso perplessità sulla difficile situazione di Kabul. L'unico nell'opposizione a difendere il senatùr è Antonio di Pietro: «Una volta tanto sono d'accordo con Bossi: la missione in Afghanistan è esaurita e, per fortuna, non lo affermiamo solo noi dell`Italia dei Valori oppure la Lega, ma anche il presidente Obama quando, nei giorni scorsi, ha esplicitato la volontà degli Usa di organizzare una exit strategy».

Poi, prima di lasciare Bruxelles, Berlusconi è tornato sull'argomento, chiarendo: «Non possiamo, dopo tanto, abbandonare l'impresa anche di fronte a questi eventi drammatici». Una riduzione delle forze in Afghanistan «è prevista», ha poi ricordato il premier, a partire «dai cinquecento uomini che abbiamo mandato in più per il periodo elettorale». Ma, ha precisato Berlusconi, prima di richiamare i nostri soldati «ne parleremo con la maggioranza di governo e con gli alleati, bisogna decidere insieme».

Il premier ha osservato che «i ministri degli Esteri non parlano di una strategia di uscita, ma di una 'transition strategy', che prevede una diminuzione progressiva degli organici».