27 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Salute. Nuova influenza

Vaccino contro A/H1N1 da metà novembre per 40% popolazione

Rezza (Iss): «Obiettivo del ministero Salute è realistico»

ROMA - Vaccini da metà novembre contro la nuova influenza A/H1N1. Lo prevede il piano del ministero della Salute. L'obiettivo, spiega il Ministero, è coprire il 30-40% della popolazione, con particolare riferimento ai servizi essenziali (medici, operatori sanitari, forze dell'ordine, ecc.) e ai malati cronici. In seguito, potrebbe partire una seconda tranche di vaccinazioni che dovrebbe riguardare popolazione dai 2 ai 27 anni, fascia in cui il virus ha colpito maggiormente, ma il piano, su questo aspetto, è ancora da definire. Fermo restando che a ottobre parte la normale campagna per l'influenza stagionale.

Giovanni Rezza, epidemiologo dell'Istituto superiore di sanità, ritiene quella del 40% una «percentuale raggiungibile. Il ministero della Salute sembra aver fatto dei calcoli più realistici rispetto ad altri Paesi che hanno dichiarato di voler raggiungere il 100% della popolazione». Anche la data di inizio delle vaccinazioni è «plausibile».

Allarme «motivato» - Rezza, intervistato da Apcom, si è soffermato sull'allarme lanciato ieri dagli Usa sui rischi della nuova influenza. Si tratta di un allarme «motivato», secondo l'esperto che aggiunge: «Questo è un virus che può rappresentare un grave problema non tanto - spiega - perché sia più virulenta di quella stagionale, ma perché essendo un virus nuovo, non essendoci ancora degli anticorpi tra la popolazione, può provocare molti casi. E quando gli Usa dicono che è un rischio, intendono riferirsi ai molti casi possibili, ed essendoci molti casi si può anche andare incontro a disservizi. Inoltre, con la diffusione del virus possono verificarsi numericamente diversi casi gravi».

Informazione sui media - Anche il ministero della Salute italiano, come in Francia, sta preparando una campagna di informazione sui media. «La necessità - sottolinea Rezza - è tenere alta l'attenzione, per abbassare il rischio di contagi». In Italia «in questo momento la circolazione del virus è molto bassa e non può crescere. Il virus finora è stato importato». L'apertura delle scuole potrebbe portare ad un aumento del numero dei contagiati in quanto la presenza in locali affollati «crea le condizioni per infezioni respiratorie».

Guardando all'estero, osserva Rezza, sembra che «la stagione invernale abbia causato una epidemia che si può definire su livelli accettabili».