18 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Riforma della Giustizia

Giustizia, una riforma per il bene di tutti

Alla festa del PD le proposte di Tenaglia e Violante

Giustizia, quale riforma? E’ la domanda più frequente di questi ultimi mesi, soprattutto da quando le note pendenze del premier Silvio Berlusconi stanno obbligando il Parlamento italiano a mettere in calendario già da settembre una seria discussione per arrivare alla riforma, tanto sospirata dal Popolo della Libertà. Dario Franceschini, vice segretario del Partito Democratico ha ribadito durante il convegno organizzato dall’Udc a Roma che «è evidente che c'è un'esigenza nel nostro Paese di riformare la giustizia, un sistema lento che non funziona in modo efficace come i cittadini vorrebbero, ma restano le nostre critiche all'utilizzo dello strumento legislativo per risolvere i problemi giudiziari del premier». Proprio per questo Franceschini auspica «un confronto aperto e sereno, uno spazio per fare le scelte che fanno bene al Paese, alla luce del sole».

Maggioranza e opposizione, dunque, concordano nel dire che questa riforma della giustizia ci vuole ma con differenti e importanti finalità. L’idea di riforma che ha in mente il PD, e che è alla base della proposta di legge presentata in campagna elettorale, parte proprio da questo presupposto, ossia una riforma che abbia a cuore gli interessi del Paese e dei suoi cittadini, e non quelli di uno solo, come precisano Lanfranco Tenaglia, ministro della Giustizia nel Governo ombra del PD, Luciano Violante, ex presidente della Camera dei Deputati e professore di Diritto e procedura penale, e Vittorio Grevi, professore di Procedura penale, durante il loro intervento nel corso della Festa democratica a Firenze.

«A parte gli annunci spot» - ripete Tenaglia - la maggioranza non ha presentato nulla di concreto in Parlamento, mentre il PD ha lanciato durante la campagna elettorale una proposta di legge, che ha come priorità l’efficienza del sistema giudiziario italiano, la sua velocizzazione con strumenti efficaci per migliorare la qualità e la vita dei cittadini». «Bisogna considerare - osserva ancora il ministro ombra - che il nostro Paese ha ben 10 milioni di processi pendenti, un’enormità e per questo è stato condannato dalla Corte di giustizia europea». L’urgenza c’è ma le priorità sono altre, mentre per il centrodestra l’urgenza è dettata solo dai problemi con la giustizia del premier, il Lodo Alfano ne è stato il primo esempio, il caso Mills spinge per risolvere questa urgenza. «Il confronto in Parlamento ci deve essere e deve portare alla riforma del sistema penale e civile. Questa è la priorità», ripete Tenaglia, «attraverso la riqualificazione del personale, il riordino delle circoscrizioni giudiziarie, e il passaggio dall’era della penna e del calamaio a quella dell’informatizzazione della giustizia». Il vero grande problema è, quindi quello della velocizzazione del sistema giudiziario, che punti sull’efficienza e soprattutto che non tocchi l’indipendenza dei magistrati mentre la riforma auspicata dal Pdl ha altre finalità, «che non vanno nell’interesse del Paese» e che soprattutto tendono a tutelare gli interessi del premier ossessionato sai sui problemi con la giustizia: l’attacco ora è volto a minare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura»

Concorda il professor Grevi che la priorità è l’efficienza, il servizio fornito ai cittadini, processi che funzionano in tempi brevi». Ma un altro aspetto su cui puntare, fa notare Grevi,anzi cui mettere mano per migliorare il sistema giudiziario italiano «sono i pesanti meccanismi specie per quanto riguarda le notificazioni e il ricorso in appello in Cassazione, per il quale propone un filtro, anche perchè allungando la durata dei processi si finisce paradossalmente per favorire chi tende ad allungarli».

Per Violante per realizzare una sana riforma del sistema giudiziario bisogna innanzitutto «guardare alle componenti strutturali, su cui poi incidere: incidere sul numero degli avvocati, circa 800mila, sugli esami per l’avvocatura, sul merito e l’appartenenza, sulla natura e il ruolo del PM». «In primis - ribadisce Violante - bisogna agire su questi nodi strutturali» «Il PM appartiene alla giurisdizione», sottolinea Tenaglia e rilancia il principio di responsabilità: «per questo bisogna intervenire su una legge elettorale che consente ai magistrati di scegliere su ampia platea di magistrati». Il Pdl invece ha intenzione di legare la magistratura separando le carriere e come fa notare allarmato il professor Grevi anche la legge sulle intercettazioni, ritornata alla cronaca in questi giorni, punta a peggiorare il sistema giudiziario italiano perché impedisce l’uso di uno strumento indispensabile nelle indagini degli inquirenti. Insomma la riforma si può e si deve fare ma solo nell’interesse di tutti i cittadini e per il bene del Paese.

AdO

Foto di Stefano Cagelli