5 ottobre 2024
Aggiornato 09:00
Smart working

L'emergenza Coronavirus spinge lo Smart Working nella PA

Gianni Dominici, Direttore generale di FPA: «Bene la direttiva Dadone, ma non resti solo un provvedimento straordinario ma un progetto più ampio di rinnovamento della PA»

Gianni Domimici, Direttore generale FPA
Gianni Domimici, Direttore generale FPA Foto: FORUM PA Ufficio Stampa

ROMA - Secondo il Direttore generale di FPA, la Direttiva emanata dalla Funzione Pubblica che incoraggia le PA a potenziare il ricorso al lavoro agile è una grande opportunità, ma si deve proseguire su questa strada anche quando l’emergenza sarà cessata, inserendo lo smart working in un progetto più ampio di rinnovamento della Pubblica amministrazione.

«La Direttiva Dadone che incoraggia le pubbliche amministrazioni a potenziare il ricorso al lavoro agile è un provvedimento positivo non soltanto per arginare l’emergenza Coronavirus ma anche perché potrebbe accelerare la diffusione dello smart working e dello smart learning nel settore pubblico. Per essere davvero una svolta, però, non deve restare una misura di emergenza, ma diventare un modello da sperimentare e applicare anche in tempi ordinari e inserirsi in un progetto più ampio di rinnovamento della PA, in cui l'utilizzo delle tecnologie smart è solo un elemento». È l’opinione di Gianni Dominici, Direttore generale di FPA, la società del gruppo Digital360 che ogni anno organizza il FORUM PA, la manifestazione sull’innovazione e la sostenibilità nella Pubblica Amministrazione. «Questo momento di crisi - continua Dominici - può essere un’occasione per comprendere tutte le potenzialità del lavoro e della formazione agile, ma tutti i benefici si potranno manifestare soltanto se si proseguirà su questa strada anche dopo che l’emergenza sarà passata».

Migliore equilibrio fra vita professionale e privata

Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, lavorare in modalità smart migliorerebbe l’equilibrio fra vita professionale e privata dei dipendenti pubblici, porterebbe un maggior benessere organizzativo e aumenterebbe la produttività e la qualità de lavoro. Eppure soltanto il 16% delle PA ha avviato progetti strutturati di Smart Working, ben 4 amministrazioni su 10 non hanno attivato alcuna iniziativa, il 31% è incerto e il 7% addirittura disinteressato. Appena il 12% dei lavoratori pubblici, inoltre, è coinvolto in queste iniziative.

«La spinta normativa è importante, ma deve essere accompagnata da un cambiamento culturale e di mentalità - conclude Dominici -. Oggi le tecnologie digitali consentono di lavorare e formarsi in qualunque luogo e in qualunque momento della giornata, aumentando la produttività e la possibilità di gestire in autonomia il proprio lavoro e il proprio percorso di apprendimento continuo. I vantaggi sono numerosi - dalla responsabilizzazione e motivazione dei dipendenti alla riorganizzazione degli spazi, passando per una maggiore flessibilità - ma ancora non del tutto conosciuti e compresi. Affinché la PA sia smart non soltanto nei momenti straordinari, bisogna lavorare sulla consapevolezza e sulla formazione di lavoratori e manager pubblici».