La cannabis legale al supermercato e un giro d'affari di 25 miliardi
Può essere difficile immaginare di trovare la cannabis nel vostro store locale, ma da metà aprile i fiori di questa pianta sono disponibili presso i supermercati Lidl
ZURIGO - Il business della cannabis si fa sempre più insistente. Secondo l’ultimo rapporto di New Frontier Data, il giro d’affari dovrebbe raggiungere i 25 miliardi di dollari entro il 2025, un mercato ripartito più o meno in parti uguali tra uso medico e uso ricreativo. In Usa, complice la graduale legalizzazione, l’industria crescerà in media del 14,7% annuo. E mentre l’industria cresce esponenzialmente, c’è chi ha deciso di mettere la Cannabis in vendita anche nei supermercati. Stiamo parlando di una nazione pioniera nell’innovazione, dalle criptomonete al cibo a base di insetti: la Svizzera. Può essere difficile immaginare di trovare la cannabis nel vostro store locale, ma da metà aprile i fiori di questa pianta sono disponibili presso i supermercati Lidl. Si tratta dei prodotti della startup «The Botanicals».
In collaborazione con questa impresa innovativa, Lidl ha lanciato due prodotti a base di cannabis che sono ora disponibili nei negozi della Svizzera tedesca e della Svizzera occidentale. Il rivenditore ha spiegato che i suoi prodotti a base di fiori di canapa sono prodotti in sostituzione del tabacco nelle sigarette standard arrotolate. La canapa, esclusivamente svizzera, è coltivata in serre parzialmente automatizzate e in impianti indoor dedicati. Secondo la startup i prodotti non contengono sostanze chimiche, sintetiche o geneticamente modificate. Un grammo e mezzo di canapa prodotta da coltivazioni indoor costa circa 15 euro, mentre tre grammi di cannabis coltivata in serra ha un costo di 16,50 euro. Tuttavia, c'è un avvertimento: i due prodotti possono essere venduti nei negozi Lidl svizzeri solo a condizione che contengano quantità minime di THC, la sostanza psicoattiva comunemente presente nella cannabis.
Ricercatori e startup, tuttavia, sono al momento concentrati su un altro componente della marijuana, il CBD, un composto non psicoattivo che si ritiene responsabile di molti degli effetti terapeutici della marijuana, tra cui il sollievo dal dolore e la riduzione dell'infiammazione o del gonfiore. Il composto ha quindi una serie di applicazioni terapeutiche, ma la ricerca scientifica relativa è rimasta allo stato embrionale. In ogni caso grazie ad un'ondata di sviluppi nelle nuove droghe a base di cannabis, è probabile che gli sforzi per sfruttare le proprietà medicinali della CBD aumentino.
L'applicazione più documentata di CBD finora è come potenziale trattamento per alcune rare forme di epilessia. All'inizio di questo mese, un comitato della Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha dato il via libera ad un farmaco chiamato Epidiolex, che è stato progettato per trattare due rare forme di epilessia infantile. Se Epidiolex ottiene l'OK finale, potrebbe diventare il primo farmaco approvato dalla FDA a base di CBD. Alcune aziende farmaceutiche e un pugno di startup (alcune delle quali hanno il supporto di giganti farmaceutici come Johnson&Johnson) stanno trovando il modo di studiare CBD. I ricercatori stanno studiando le applicazioni per i disturbi della salute mentale come l'ansia e la depressione, le condizioni della pelle, e malattie come l'artrite.
Mentre i ricercatori studiano, gli investimenti in venture capital continuano a salire, con un rialzo del 90% secondo CB Insights. La società ha registrato un rialzo del 90% degli investimenti in startup del settore tra 2014 e 2016, con 225 milioni nel 2015 e un leggero calo a 202 milioni nel 2016. Il via libera all'uso «ludico» della pianta in California ha sbloccato quello che si è già candidato a essere il più grande mercato al mondo, spingendo la valutazione di aziende germogliate sulla più liberal costa ovest. Anche a nord, a Seattle, dove la legalizzazione è arrivata nel 2012 e i drug store sono un'attrazione turistica al pari del primo Starbucks o dello Space Needle. Privateer holdings, un fondo private equity specializzato nel settore, ha chiuso solo a gennaio un round da 100 milioni di dollari che ne porta la valutazione complessiva sopra i 600 milioni. Capitali investiti subito in quattro startup che rappresentano altrettanti segmenti di business: Leafly (un social network per lo scambio di opinione, ricette e indirizzi di negozi), Tilray (un produttore diretto, impegnato anche nella sperimentazione di nuovi prodotti), Marley Natural and The Goodship (aziende che realizzano vari prodotti derivati dalla marjuana o utili per il consumo, dalle creme per il corpo ai portachiavi).
In Italia? In Italia sembra che una startup abbia avuto la meglio su tutte le altre, inserendosi in un vuoto normativo che - di fatto - le ha permesso di vendere i suoi prodotti. Erba che vediamo in molti negozi delle grandi città, anche in molti che vendono sigarette elettroniche. E’ stata commercializzata circa un anno fa da una startup che si chiama EasyJoint. Ha un tasso bassissimo di Thc (Tetraidrocannabinolo), la sostanza contenuta nella marjiuana che causa l’effetto psicotropo, inferiore ai limiti di legge (0,2 percento), ma una buona percentuale di Cannabidiolo (Cbd), che è non è invece una sostanza psicoattiva, ma rilassa.
Un mercato tutto da scoprire. E destinato a crescere.
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