19 marzo 2024
Aggiornato 04:30
gig economy

Da grande voglio fare il riders (ma per pagarmi gli studi)

Secondo Deliveroo sono oltre 1000 alla settimana le richieste per diventare un riders. I vantaggi nel lavoro flessibile

Da grande voglio fare il riders (ma per pagarmi gli studi)
Da grande voglio fare il riders (ma per pagarmi gli studi) Foto: Shutterstock

MILANO - Al netto delle proteste che si sono verificate di recente in tutta Europa, sembra che il mestiere del riders vada alla grande. Secondo i dati recentemente diffusi da Deliveroo, sono oltre 1000 alla settimana le richieste per diventare un fattorino che consegna sushi sul pianerottolo di casa. Stando a queste informazioni solo nell’ultimo mese il numero di rider che collabora con Deliveroo è aumentato di 300 unità. Con gli ordini in costante crescita (18 volte superiori rispetto al 2017), Deliveroo conta di avviare 1000 nuove collaborazioni nei prossimi mesi.

La ragione di questo esponenziale incremento? Starebbe nell’offerta di lavoro flessibile, particolarmente apprezzata dai riders. Difficilmente le collaborazioni con la piattaforma rappresentano un lavoro full-time, bensì un modo per ottenere un guadagno extra. Il 57% dei rider descrive, infatti, la collaborazione con Deliveroo come la migliore opportunità sul mercato per pagarsi gli studi, finanziare un hobby o una passione. Quasi un quinto dei rider lavora anche part-time o full-time altrove. «Per me essere un rider Deliveroo è perfetto perché si tratta di un lavoro molto flessibile. Ho una vita molto piena, per me è importante poter scegliere quando lavorare per potermi organizzare tra tutti i miei impegni», spiega Sebastian Cucchetti, fattorino che collabora a Roma.

Per Matteo Sarzana, General Manager Deliveroo Italia, si tratta di un risultato importante che mette a tacere l’ondata di polemiche che ha caratterizzato lo scorso anno, durante il quale abbiamo assistito a diversi scioperi proclamati da chi chiedeva maggiori garanzie sul posto si lavoro. Si protestava principalmente contro l’abolizione del salario minimo da 5,6 euro l’ora e sull’essere - di fatto - vittime di un algoritmo. Algoritmo che - secondo l’azienda - avrebbe ottimizzato anche il tempo a disposizione dei collaboratori.

Al netto delle interpretazioni, non esiste in Italia una norma che regoli la ‘gig economy’ e mentre Deliveroo non considera quello dei fattorini come un lavoro, questi ultimi verrebbero inseriti nel comparto dei lavoratori autonomi, laddove il sistema dell'assegnazione dei turni attraverso uno "slot" orario e "la messa a disposizione» rappresenterebbe un sistema equo e innovativo per la "valorizzazione" del tempo degli stessi fattorini: «Se sei molto disponibile e molto veloce consegnerai tanto e salirai nel ranking, perché l'algoritmo che smista gli ordini ne terrà conto; se avrai problemi, bucherai, sarai malato, partirai in vacanza, sospenderai per un po' la collaborazione, perderai posizioni e la possibilità che altri slot orari ti vengano assegnati. E' la dura legge del delivery food», hanno dichiarato più volte, a gran voce, coloro che hanno aderito ai moti di protesta.

A prescindere da chi spetti la ragione, la Commissione europea ha adottato una proposta prima della fine dell’anno che mira a sviluppare regole per condizioni di lavoro più prevedibili e trasparenti per tutti i lavoratori digitali. Il testo modernizza gli obblighi esistenti di informare ciascun lavoratore sulle sue condizioni di lavoro, adottando - peraltro - nuove norme minime per garantire che tutti i lavoratori, compresi quelli con contratti atipici, beneficino di maggiore prevedibilità e chiarezza per quanto riguarda le loro condizioni.