24 aprile 2024
Aggiornato 07:00
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L'Università sarà gratis (o scontata) per le ragazze dei corsi scientifici

Una misura decisa dal Miur prevede lo stanziamento di 3 milioni di euro alle Università per incentivare lo studio delle materie STEM

L'Università sarà gratis (o scontata) per le ragazze dei corsi scientifici
L'Università sarà gratis (o scontata) per le ragazze dei corsi scientifici Foto: Shutterstock

ROMA - Ben tre milioni di euro che le Università potranno utilizzare per incentivare le iscrizioni alle lauree delle materie STEM da parte delle ragazze. La misura, contenuta in un pacchetto volto ad incentivare l’orientamento scolastico, è stato firmato negli scorsi giorni dalla ministra per l’Istruzione Valeria Fedeli e riguarda sia le risorse disponibili per l'attuazione del Fondo per il sostegno dei giovani (previsto dalla legge 170 del 2003) sia quelle per attuare i Piani per l'’orientamento previsti dalla legge di bilancio per il 2017.

Università gratis per le donne
Il provvedimento, nello specifico, stanzia 3 milioni di euro per incentivare le iscrizioni da parte delle ragazze ai corsi di laurea delle materie scientifiche. Gli atenei potranno, così, prevedere l’esonero parziale o totale delle tasse per le donne o potranno erogare contributi aggiuntivi e altre forme di sostegno agli studi. Le Università, inoltre, riceveranno il 20% in più di risorse per le iscrizioni delle studentesse rispetto a quelle degli studenti in modo da incentivare l'interesse delle ragazze per i corsi scientifici. Sono previsti poi 8 milioni per i piani per l’orientamento e per il piano lauree scientifiche e per finanziare progetti presentati da reti di università, in collaborazione con le scuole.

Il gap di competenze
Secondo i dati del MIUR, solo il 35% delle studentesse italiane si orienta verso le materie STEM, mentre la percentuale crolla drasticamente per le lauree specifiche in scienze tecnologiche e informatiche, raggiungendo il drammatico 15%. Informatica ed ingegneria sono i casi più eclatanti. Nonostante l’Italia sia tra i paesi europei con il tasso maggiore di laureate in ingegneria (33% secondo i dati Eurostat), il divario rimane ancora evidente. Quello delle competenze scientifiche, però, non è un gap solo femminile, ma che riguarda l’intero ecosistema dei giovani italiani. Per Marco Taisch, professore ordinario del Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dove insegna Sistemi di Produzione Automatizzati e Tecnologie Industriali, molto spesso, la colpa è da affibbiare ai genitori e alla loro «cattiva» educazione. «L’offerta di formazione nel nostro Paese c’è, ma sono le famiglie e il sistema di orientamento scolastico che spingono i ragazzi verso figure professionali che oggi non servono più. Studiare materie STEM è più difficile? Sì, può darsi. Ma questo è il mercato del lavoro ed è verso questa direzione che i giovani devono essere indirizzati».

Il test
Rimane però aperta la questione circa l’origine di questo divario di genere: a quanti anni cominciano a manifestarsi le prime differenze in ambiti scientifici? L’idea che le scienze siano cosa da ragazzi cresce con il progredire della formazione scolastica. Se fino ai primi anni del liceo i risultati raggiunti nei test scientifici vanno più o meno di pari passo, la discrepanza si apre quando le studentesse vengono sempre più integrate nel contesto sociale, che sembra penalizzare lo sviluppo di una figura femminile in ambito scientifico. Questa teoria è stata confermata dagli studi effettuati da Steele&Aronson nel ’95, che arrivarono a definire quella che oggi è nota come ‘minaccia dello steretipo’. Una studentessa mostrava maggiori o minori capacità su argomenti scientifici a seconda del contesto in cui veniva effettuato il test (se in presenza o assenza di figure maschili).

Ancora tanti passi avanti
Dal ’95 ci sono stati sicuramente progressi in termini di pari opportunità, ma la strada da percorrere è ancora lunga. La speranza è che il riconoscimento della donna come professionista, in un settore intriso di pregiudizi sessuali, possa giovare sia alla questione femminile (appianando la differenza di genere) sia al mondo del lavoro.