24 aprile 2024
Aggiornato 06:30
airbnb

AirBnb, per il Consiglio di Stato la tassa è «violazione del diritto europeo»

Il Consiglio di Stato invita il Tar del Lazio a disporre urgente udienza in merito alla discussa cedolare secca di AirBnb

AirBnb, per il Consiglio di Stato la tassa è «violazione del diritto europeo»
AirBnb, per il Consiglio di Stato la tassa è «violazione del diritto europeo» Foto: Shutterstock

ROMA - Airbnb, il colosso degli affitti brevi, incassa un altro sì, in merito alla dibattuta cedolare secca al 21%. Per il Consiglio di Stato, l’imposta sarebbe una «palese violazione del diritto europeo». Ora, il Tar del Lazio (che lo scorso ottobre aveva bocciato tutte le argomentazioni di AirBnb), dovrà disporre, nel più breve tempo possibile, un’altra udienza al fine di fare maggiore chiarezza sulla cedolare.

La polemica
Una decisione che riaccende, così, i riflettori sul rapporto tra il Fisco italiano e il colosso degli affitti brevi. Un rapporto a colpi di normative e ricorsi, scadenze fissate e mai rispettate. Nel mirino il provvedimento delle Entrate dello scorso 12 luglio, la cosiddetta «manovrina di primavera», che prevede il pagamento della cedolare secca del 21% sui canoni riscossi e versati ai locatori per gli affitti brevi inferiori ai 30 giorni. Imposta che, al momento, nessuno ha ancora versato, «sottraendo», così, al ministero dell’Economia, un gruzzoletto che dovrebbe oltrepassare ben 80 milioni di euro solo per questo anno, secondo gli ultimi conteggi.

Scacco matto per AirBnb
Il parere del Consiglio di Stato rimette le carte in tavola, dopo il rigetto del Tart del Lazio. Secondo quest’ultimo, «le misure attinenti agli obblighi di versamento della ritenuta non si palesano discriminatorie laddove esse ragionevolmente si applicano solo agli intermediari che intervengono nel pagamento del canone di locazione». Inoltre, nell’ambito del provvedimento che istituisce la cedolare secca, «appare prevalente l’interesse pubblico» rispetto ai meri interessi privati coinvolti.

Ora, però, il Consiglio di Stato ha invitato urgentemente il Tar a rivedere la decisione presa, anche investendo la Corte di Giustizia. «Abbiamo dovuto aspettare ma oggi vediamo finalmente riconosciute le nostre ragioni - ha detto Alessandro Tommasi, public policy manager di Airbnb Italia -. Ora tocca al Governo cogliere forte e chiaro il messaggio arrivato  dal Tribunale e dall’Authority, prendendo definitivamente atto che il testo così com’è non funziona e che cerotti messi all’ultimo minuto non faranno che peggiorare la situazione. Si riparta dal confronto: quella attuale è una legge approvata dopo una riformulazione notturna e frettolosa; si eviti di ripetere l’errore e la si ripensi integralmente. Siamo come sempre disponibili a fare la nostra parte in questo processo».

Cosa dice il provvedimento delle Entrate contestato
Per capire meglio, dobbiamo - tuttavia - fare un passo indietro. Secondo la legge la cedolare secca al 21% si applica sui canoni riscossi e versati per gli affitti brevi inferiori ai 30 giorni. Nella circolare emessa dalle Entrate (quella oggetto di ricorso), l’ente chiarisce, inoltre, alcuni punti controversi della tassa AirBnB. La tassa si applica a tutti i contratti di locazione di durata inferiore ai 30 giorni e per i quali non scatta l’obbligo di registrazione in cui intervenga l’operato di un intermediario. Questi deve trattenere un importo pari al 21% del canone convenuto tra le parti e versarlo entro il giorno 16 del mese successivo all’inizio della locazione. Al proprietario della casa è lasciata la facoltà di applicare la cedolare secca ed esaurire così i suoi obblighi con il Fisco (l’aliquota della cedolare è appunto il 21%) oppure può optare per la tassazione ordinaria a Irpef, quasi mai conveniente per la verità, e in quel caso la trattenuta sarà considerato un acconto da conguagliare in sede di dichiarazione dei redditi.  Le nuove regole riguardano tutti i soggetti attraverso i quali vengono stipulati contratti di locazione breve, a prescindere dal fatto che siano residenti o abbiano una stabile organizzazione in Italia.

Cosa succede ora
Ora si attende che il Tar del Lazio si pronunci nuovamente dopo aver preso in esame il provvedimento. Date le festività natalizie, è probabile - però - che il Fisco festeggi il Capodanno a mani vuote.