In Romagna il più grande impianto 4.0 per la lavorazione del kiwi
E' stato inaugurato a Castel Bolognese, in provincia di Ravenna. Un investimento copioso, di 5 milioni di euro, in tecnologie, per uno dei prodotti che sappiamo coltivare meglio

RAVENNA - Quello a Castel Bolognese, in provincia di Ravenna, inaugurato pochi giorni fa, è il più grande e avanguardistico impianto in Europa per la produzione di kiwi. Un investimento copioso, di 5 milioni di euro, in tecnologie, per uno dei prodotti che sappiamo coltivare meglio, il kiwi. Tanto che oggi l’Italia è il primo produttore a esportare in tutto l’emisfero Nord del nostro pianeta.
L’impianto di kiwi 4.0
Gli investimenti in tecnologia, permetteranno di aumentare del 10% sia le coltivazioni che le esportazioni, rispettando naturalmente la qualità del Made in Italy. Italiana è anche la tecnologia installata a Castel Bolognese: le linee di calibrazione e confezionamento sperimentali sono della Sermac di Cesena, che automatizzano tutte le fasi di lavorazione, garantendo nel contempo la tracciabilità all’origine del prodotto. Una delle tecnologie più all’avanguardia è rappresentata da un brevetto delle macchine Semac che permette di poter osservare il frutto meglio dell’occhio umano. In questo modo è possibile scoprire eventuali zone difettose sia in superficie che all’interno del frutto e tradurle in immagini digitali.
Tunnel di raffreddamento
Oltre alle due calibratrici (otto linee ognuna) con una capacità oraria complessiva di 40 tonnellate di prodotto e i due sistemi paralleli di confezionamento (con una potenzialità di 20 tonnellate l’ora e processi totalmente robotizzati), sono stati inaugurati a Castel Bolognese due nuovi tunnel di raffreddamento rapido per la gestione del prodotto esportato oltremare (il kiwi ben conservato dura anche sei mesi) e 1.200 posti pallet di stoccaggio.
Agricoltura 4.0
L’Agricoltura 4.0 è una naturale evoluzione tecnologica dell’Agricoltura di Precisione, peraltro contemplata anche nel Piano Industria 4.0 del Governo. In un’ottica di riduzione dei costi e degli spechi, la tecnologia nasce per facilitare il lavoro dell’uomo e lo fa attraverso una quantità potenzialmente infinita di sensori e informazioni che vengono trasmessi via Internet. Ne è un esempio il progetto dell’Università del Missouri che sfrutta delle torri poste nei campi per controllare lo stato delle piante e programmare degli interventi mirati a terra tramite dei robot. Il caso è esemplare perché il processo è automatizzato. All’uomo non resta che controllare i dati e le informazioni che le macchine inviano sfruttando la rete per aggiustare un po’ il tiro o programmare operazioni differenti. L’uso dei droni, peraltro, può rappresentare un importante passo avanti in questa direzione. Questi, connessi costantemente a internet, hanno la capacità di monitorare una coltivazione molto meglio di quanto non farebbe l’occhio umano, accorgendosi di eventuali patologie e comunicando quindi questi dati all’agricoltore medesimo.
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