Miur contro la fuga di cervelli: «Presto 400 milioni per i nostri ricercatori»
Il Miur ha messo sul piatto ben 400 milioni di euro, 200 dei quali attinti dal «tesoretto» non speso negli anni dall’Istituto italiano di Tecnologia di Genova.

MARATEA - Ha scelto il palco di Heroes Meet in Maratea, Vito De Filippo, Sottosegretario al Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca, per annunciare che a breve il ministero lancerà un bando da 400 milioni di euro per il potenziamento dei Prin, i progetti di rilevante interesse nazionale, ossia l’unico bando a cui un ricercatore italiano può partecipare per ricevere i finanziamenti e sviluppare il proprio progetto.
Il più grande investimento nella Ricerca
Un passo importante, quello del Governo, diretto a ridurre la copiosa fuga di cervelli che - purtroppo troppo spesso - caratterizza il nostro Paese. «Si tratta del più grande investimento nel settore della ricerca italiana - ha detto Vito De Filippo -. Gli ultimi fondi così copiosi risalgono al Governo Prodi e si aggiravano intorno ai 140-150 milioni di euro. E’ un grande passo per noi, soprattutto in un contesto come quello italiano dove sappiamo che università e scuola non si riformano facilmente».
Il potenziamento dei Prin
Il Miur ha messo sul piatto ben 400 milioni di euro, 200 dei quali attinti dal ‘tesoretto’ non speso negli anni dall’Istituto italiano di Tecnologia di Genova, fondi che saranno destinati per finanziare l’assunzione dei ricercatori e - appunto - il potenziamento dei Prin. Il Prin, nella fattispecie, ha l’obiettivo di finanziare progetti di ricerca liberamente proposti dalle Università italiane, promuovere e sviluppare azioni di sistema, favorendo le interazioni tra i diversi soggetti del sistema nazionale di ricerca pubblico e tra essi e gli altri organismi di ricerca pubblici e privati, nazionali o internazionali.
I fattori abilitanti
Formazione delle competenze, convogliamento del sapere, strumenti per dirigere il flusso del sapere dalle Università alle imprese. Il Governo, anche con la seconda fase del Piano Industria 4.0 (da poco chiamato Impresa 4.0), sembra voler puntare tutto sui nostri talenti. «Ogni giorno al Miur proviamo a costruire i fattori abilitanti per dare l’opportunità ai nostri giovani di poter realizzare i loro progetti».
I cluster tecnologici per la ricerca industriale
Ma non solo. Il bando ufficializzato lo scorso luglio che mette sul piatto ben 500 milioni di euro per i cluster tecnologici nazionali, rappresenta un’altra boccata d’ossigeno per il nostro Paese. Nella fattispecie i cluster rappresentano lo «strumento principale per raggiungere gli obiettivi di coordinamento pubblico-pubblico (Stato-Regioni-Amministrazioni locali) e pubblico-privato, cui viene affidato il compito di ricomposizione di strategie di ricerca e roadmap tecnologiche condivise su scala nazionale». Queste strutture sono state costituite per generare piattaforme di dialogo permanente tra sistema pubblico della ricerca e imprese. I numeri relativi ai primi otto cluster sono stati forniti dal ministero stesso: 456 soggetti tra cui 112 appartenenti al sistema della ricerca pubblica e 344 a quello della ricerca industriale, ripartiti questi ultimi in 140 grandi imprese e 204 piccole e medie imprese. Agli otto cluster tecnologici avviati in prima battuta (aerospazio, agrifood, chimica verde, fabbrica intelligente, mobilità e trasporti, salute, smart communities, tecnologie per gli ambienti di vita) se ne sono aggiunti altri quattro per completare il presidio delle dodici aree di specializzazione: blue growth, design creatività made in Italy, energia, cultural heritage.