18 agosto 2025
Aggiornato 07:00
Postata da molti utenti su Twitter

«Li staneremo ad uno ad uno e li affogheremo nei cessi»

Con gli attentati di Parigi, è tornata in auge - e diventata persino virale sui social in lingua francese - la citazione più nota, e forse la più spietata di Vladimir Putin. Era il 1999, l'epoca della Cecenia e degli attentati che avevano portato il terrore a convivere con la popolazione russa.

MOSCA - Con gli attentati di Parigi, è tornata in auge - e diventata persino virale sui social in lingua francese - la citazione più nota, e forse la più spietata di Vladimir Putin, genericamente passata alla storia come «Li staneremo ad uno ad uno e li affogheremo nei cessi». Quando la disse la prima volta era ancora premier. Era il 1999, l'epoca della Cecenia e degli attentati che avevano portato il terrore a convivere con la popolazione russa. In questi giorni quella frase si ritrova tradotta in francese o in inglese su Twitter, postata da molti utenti, gran parte giovani. E caso vuole che sia riapparsa proprio oggi nel discorso del leader del Cremlino che annunciava una lotta senza confine agli adepti del Califfato nero. Un po' ripulita, per la verità, e privata del linguaggio della strada, di cui era foriera in origine. Il senso però è sempre quello: guerra senza confine.

In francese suona così: «On ira les buter jusque dans les chiottes». Basta digitarla nella striscia di ricerca e appaiono una valanga di tweet, molti dei quali, ma non tutti, datati 13 novembre, ossia la notte delle stragi di Parigi. In alcuni si fa il confronto tra la linea russa e quella del presidente francese Francois Hollande ossia, come dicono da alcuni profili, la sua «non azione».

La frase dal 1999 in Russia si diffuse e divenne così popolare che in genere viene indicata con una abbreviazione o solo con verbo e complemento «Mochit v sortirie», affogare, o più letteralmente mettere a mollo nella toilette. Non a caso l'espressione brutale venne usata pubblicamente da Putin il 24 settembre 1999 nel corso di una conferenza stampa ad Astana, quando stava commentando gli avvenimenti del giorno precedente, vale a dire il bombardamento di Grozny, dell'aviazione russa. E prima di pronunciarla, aveva chiesto anche scusa alla platea per il linguaggio.

Slogan o tormentone è diventato un esempio del suo atteggiamento intransigente nei confronti dei terroristi. Più per esteso disse: «Stiamo andando a perseguire i terroristi ovunque. Se sono in aeroporto, noi li troveremo in aeroporto. E se li catturiamo al cesso, allora scusate l'espressione, noi ce li affogheremo. Il problema sarà risolto una volta e per tutti».

Da allora la frase è riemersa sui social network di tanto in tanto, soprattutto dopo gli attacchi terroristici. È stata ampiamente ritwittata dopo le bombe alla Boston Marathon a aprile 2013 e gli attacchi a Charlie Hebdo a gennaio 2014.

Qualcosa di nuovo? No, di certo. Piuttosto la dimostrazione dell'intramontabile ruolo di vendicatore brutale che la vita pubblica di Putin assunse proprio alla fine dello scorso secolo, il 31 dicembre 1999, quando entrò in carica al posto del malato Boris Eltsin. La nomina di Putin coincise infatti con l'improvvisa recrudescenza del conflitto nel Caucaso settentrionale: i separatisti ceceni si riorganizzarono e invasero il vicino Daghestan. E da allora sia in Russia sia all'estero, l'immagine pubblica di Putin fu forgiata dal suo approccio aggressivo al conflitto. Ruolo che ora sembra tornare di gran voga, all'indomani dell'ondata di terrore che ha travolto la capitale europea simbolo della difesa della libertà.

In realtà e citazioni di Putin sono molte, note e meno note. Un'altra sicuramente più elegante, ma esplicativa su ruoli riconosciuti da Putin nei momenti di difficoltà è il suo commento sulla Madonna Litta di Leonardo da Vinci: «la Madonna guarda negli occhi il Bambino Gesù sottolineando così che è lui il centro del quadro; ma il Salvatore guarda noi ed è come se dicesse: so che siete in difficoltà, ma io sto con voi».