8 maggio 2024
Aggiornato 14:30
Missioni spaziali

La Nasa vuole studiare i segreti della luna

Le due sonde Grail A e B studieranno la composizione della struttura interna del satellite. Intanto la «spazzatura spaziale» aumenta esponenzialmente

CAP CANEVERAL - La Nasa lancerà giovedì prossimo due sonde per studiare i 'segreti' della luna. Le due sonde, Grail A e Grail B (Grail sta per: Gravity Recovery and Interior Laboratory) avranno il compito di analizzare la struttura interna del satellite.
Maria Zuber, del Massachussets Institute of Technology spiega che le sonde sono progettate per «comprendere come si sono evoluti il nostro solo satellite naturale e gli altri pianeti rocciosi come la terra».
Grail Ae B, in sostanza, effettueranno delle misure molto precise della gravità lunare rilevando la ripartizione delle masse e lo spessore e la composizione dei diversi strati rocciosi che compongono la struttura esteriore e interna della luna.

Il lancio avverà da Cap Caneveral in Florida con una finestra di opportunità tra le 14 e 37 e le 17 e 17 ora locale. In caso di maltempo il lancio sarà rinviata alla stessa ora del giorno successivo (e questo almeno sino al 19 ottobre: dopo questa data il lancio dovrà essere rinviato di diverse settimane)

La «spazzatura spaziale» aumenta esponenzialmente - La quantità di «spazzatura spaziale» in orbita attorno alla Terra aumenta esponenzialmente ed è ormai necessario mettere a punto una strategia di «ripulitura» prima che i detriti mettano a rischio altri satelliti ancora operativi o la stessa Stazione Spaziale Internazionale «Alpha»: è quanto risulta da un rapporto dell'Us National Research Council commissionato dalla Nasa.
Con oltre 19mila oggetti in orbita terrestre - di cui appena 900 satelliti ancora integri, di cui solo 380 funzionanti - la «spazzatura spaziale» sta diventando un problema sempre più serio. L'orbita geostazionaria (a 36 mila chilometri di altitudine) è in particolare la più frequentata, con oltre 200 nuovi «arrivi» ogni anno; la maggior parte dei detriti occupa invece orbite più basse, dove si trovano tuttavia numerosi satelliti scientifici di osservazione e la stessa «Alpha». Va tuttavia notato che il dato si riferisce a oggetti più o meno grandi, ma le particelle di grandezza superiore al millimetro si contano a decine di milioni.
L'Iss orbita infatti a 400 chilometri di altezza, dove la sopravvivenza dei detriti prima del rientro dell'atmosfera non supera un anno (la stessa Stazione deve correggere periodicamente la sua orbita per rimanere in posizione); a 800 chilometri la permanenza in orbita è di circa due secoli mentre l'orbita geostazionaria rimane sostanzialmente stabile per milioni di anni. Le collisioni sono tuttavia rare: l'ultima risale al febbraio del 2009 e ha coinvolto un satellite Iridium-33 ancora in attività e un satellite militare russo ormai non operativo, moltiplicando di fatto il numero dei frammenti in orbita.

Il rischio è dato dal fatto che le velocità orbitali sono elevatissime, dell'ordine di 10 chilometri al secondo: l'energia liberata dell'impatto di un frammento è più meno identica a quella di una massa equivalente di Tnt. Il ritiro della flotta degli space shuttle ha tuttavia eliminato uno dei possibili mezzi per ritirare almeno i satelliti non più operativi; altri metodi allo studio - come delle «ventose» a razzo che spingano i detriti nell'atmosfera - sono ostacolati anche da pastoie legali, come quella che impone a ciascun Paese di poter recuperare solo gli oggetti di sua proprietà - residuo dello spionaggio industriale e militare della Guerra Fredda.