Allentare vincolo pacifista in Costituzione? Giapponesi divisi
I giapponesi continuano a essere profondamente spaccati sull'ipotesi di una riforma, sia pur minima, del fondamentale Articolo 9 della Costituzione, che prevede un ripudio totale della guerra e la rinuncia a possedere forze armate
TOKYO - I giapponesi continuano a essere profondamente spaccati sull'ipotesi di una riforma, sia pur minima, del fondamentale Articolo 9 della Costituzione, che prevede un ripudio totale della guerra e la rinuncia a possedere forze armate. Lo ha rivelato un sondaggio diffuso dall'agenzia di stampa Kyodo.
La rilevazione chiedeva, in particolare, di pronunciarsi rispetto a un emendamento alla Costituzione che preveda una chiarificazione del ruolo delle Forze di autodifesa, le forze armate giapponesi «de facto», che però operano con una serie di vincoli normativi i quali ne limitano fortemente la capacità militare.
La Costituzione nipponica è stata redatta su input delle forze d'occupazione alleate immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale e, in particolare, del comandante supremo delle forze alleate nel Pacifico (SCAP) generale Douglas MacArthur. L'articolo 9 è talmente qualificante, che spesso viene denominata Costituzione della pace.
Il Partito liberaldemocratico, al potere quasi ininterrottamente dal 1952, e alcuni altri partiti conservatori hanno da sempre l'obiettivo di riformare questo articolo. L'accresciuta instabilità globale e regionale, a causa dell'invasione russa in Ucraina e dell'accresciuta assertività politica cinese, offre loro un'occasione per procedere su una riforma che, oltre all'approvazione parlamentare, richiederebbe una conferma referendaria.
Secondo il sondaggio Kyodo, il 50 per cento del campione ritiene necessario rivedere l'Articolo 9 chiarendo lo status delle Forze di autodifesa, le quali sono state formate - sempre su input degli Stati uniti - a fronte della guerra di Corea (1950-53).
La differenza con coloro che sono contrari a ogni revisione, tuttavia, è minima, perché questi sono il 48 per cento. Peraltro, il dato dei favorevoli è in flessione rispetto a un analogo sondaggio condotto un anno fa, quando il 51 per cento era favorevole e il 45 per cento contrario. Questo nonostante lo scoppio della guerra ucraina, le incertezze rispetto al rischio che la Cina invada Taiwan e i nuovi test missilistici nordcoreani.
Il sondaggio è stato realizzato tra il primo marzo e l'11 aprile via mail e ha coinvolto un campione di 3mila persone con più di 18 anni. Il 65,3 per cento ha risposto alle domande.
Capofila del fronte pro-revisione è l'ex primo Ministro Shinzo Abe, il quale più volte durante i suoi mandati - tra il 2012 e il 2020 - ha affermato che l'Articolo 9 andrebbe modificato inserendovi dei paragrafi per definire lo status legale delle Forze di autodifesa, che al momento vivono in una specie di limbo costituzionale. Tuttavia, il suo governo è riuscito solo ad allargare il campo d'applicazione di queste forze militari, inserendo il principio di difesa collettiva con l'alleato americano, ma non a toccare la lettera della Costituzione.
Fumio Kishida, l'attuale primo ministro, recentemente ha detto alla televisione che emendare la carta fondamentale, compreso l'Articolo 9, è un compito che il Giappone deve assumersi per affrontare la situazione di sicurezza internazionale che si è modificata. Tuttavia il 70 per cento delle persone che hanno risposto al sondaggio ha affermato che il momento contingente non dovrebbe spingere alla riforma della Costituzione.
La procedura di revisione costituzionale è piuttosto complessa, come dimostra il fatto che il documento è rimasto sostanzialmente intonso da quando è entrato in vigore nel 1947. Ogni emendamento deve essere approvato da una maggioranza di due terzi in ognuno dei due rami della Dieta, il parlamento nipponico, e poi sottoposto al vaglio dei cittadini con un referendum nazionale.
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