24 aprile 2024
Aggiornato 17:30
Il G20 di Roma

Il G20 si è chiuso con un limitato accordo sul clima

L'incessante lavoro degli sherpa e la pressante attività diplomatica di Mario Draghi hanno avvicinato le parti, senza però riuscire a ottenere impegni stringenti dei Paesi membri

Il G20 si è chiuso con un limitato accordo sul clima
Il G20 si è chiuso con un limitato accordo sul clima Foto: Palazzo Chigi

Il G20 a presidenza italiana si chiude con un accordo di compromesso sul contrasto ai cambiamenti climatici che avrà bisogno di essere puntellato già nei prossimi giorni nel Regno Unito. L'incessante lavoro degli sherpa e la pressante attività diplomatica di Mario Draghi hanno avvicinato le parti, senza però riuscire a ottenere impegni stringenti dei Paesi membri. Un risultato frutto dalla perdurante ostilità della Cina, ma anche di India, Russia e Indonesia, a consentire significativi balzi in avanti rispetto all'intesa di Parigi. E' stato lo stesso presidente del Consiglio a dare il senso di quanto ottenuto, durante il suo messaggio di saluto in chiusura del vertice: si tratta di una buona «piattaforma su cui lavorare» alla Cop26. E il passaggio di testimone non è solo ideale. Sarà l'attesissimo vertice di Glasgow, iniziato oggi, a chiarire con maggiore evidenza le dimensioni del successo del G20 italiano.

Che ci sia stato bisogno di un faticoso lavoro diplomatico per avvicinare le parti lo ha lasciato intuire Emmanuel Macron, alla fine del summit. «Partivamo da una bozza in cui l'obiettivo di 1,5 gradi non c'era proprio», «sarebbe potuto andare molto peggio», ha spiegato il presidente francese. «Molti segnali andavano in questa direzione. E il risultato ci consente ora di andare molto più preparati alla conferenza sul clima Cop26». Tutti i leader hanno manifestato un forte senso di urgenza per l'inasprimento della crisi climatica; c'è stato un impegno a non intraprendere politiche di emissioni che vadano contro il trend che tutti si sono impegnati a osservare fino al 2030. Ma dopo Parigi le emissioni sono aumentate, tornando al livello pre-Covid, e l'obiettivo di contenere il riscaldamento entro 1,5 gradi resta «molto in bilico». «Al momento non lo stiamo raggiungendo e dobbiamo essere onesti con noi stessi», ha avvertito il premier britannico Boris Johnson dando voce a quella «preoccupazione» espressa dallo stesso Draghi, che ha insistito sulla necessità di «dimostrare credibilità, mantenendo gli impegni».

Tuttavia, nei due giorni di summit italiano, molti dei Paesi partecipanti hanno fatto solo un piccolo passo nella direzione di un accordo in linea di principio, che confermasse gli impegni di Parigi senza l'aggiunta di costrizioni 'nere su bianco'. Così la scadenza indicata nella dichiarazione finale del vertice riguardo al raggiungimento delle emissioni zero è rimasta vaga, «la metà del secolo o intorno alla metà del secolo», «tenendo conto di diversi approcci, tra cui la Circolare Carbon Economy, sviluppi socioeconomici, economici, tecnologici e di mercato e la promozione delle soluzioni più efficienti». Arriveremo a «emissioni zero entro il 2050», ha assicurato Joe Biden. Ma Cina, Russia, India e Indonesia, che hanno ottenuto di non indicare una precisa deadline, hanno dovuto rinunciare al loro intento di inserire nel documento la data del 2060 come loro termine ultimo, sebbene quella sia la scadenza fissata dai rispettivi governi, senza se e senza ma.

Lo ha detto chiaramente il presidente russo Vladimir Putin, in collegamento video da Mosca. «Di recente abbiamo deciso di attuare un nuovo programma per migliorare l'efficienza energetica dell'economia sul periodo fino al 2035. E questo programma diventerà un elemento importante per raggiungere l'obiettivo prefissato: garantire la neutralità carbonica entro il 2060», ha affermato Putin. Mentre a Roma, il suo ministro degli Esteri Sergey Lavrov, non rinunciando a qualche puntura di spillo, ha rincarato la dose. «Il 2050 non è un numero magico, se questa è l'ambizione dell'Ue, altri Paesi hanno altre ambizioni», ha commentato. «La Russia cercherà di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060», tanto più che la scadenza del 2050 era stata concordata in ambito G7, gruppo di cui la Federazione russa non fa parte. Per questo, ha aggiunto, «non è stato elegante» né «rispettoso degli altri Paesi del G20» presentarlo in questa occasione.

Così, per Lavrov, la principale conclusione del vertice è stata la certificazione degli «inutili» tentativi di promuovere «approcci unilaterali», mentre sono necessarie decisioni collettive. E' il senso delle parole usate anche dal presidente cinese Xi Jinping, collegato da Pechino. Il leader cinese ha esortato i colleghi del G20 ad «affrontare insieme le sfide globali»: anche a fronte della crescente urgenza delle questioni climatiche, «la chiave sta nell'intraprendere azioni concrete» nell'ambito di un «vero multilateralismo», ha aggiunto.

Quanto agli obiettivi restano gli stessi di Parigi. Mantenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C e proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C. I leader hanno inoltre convenuto in modo unanime sulla necessità di azzerare le emissioni nette di gas serra entro la metà del secolo. A questo proposito il presidente francese Macron, citando direttamente gli impegni concordati, ha ricordato il fondo da 100 miliardi di dollari per sostenere la transizione ecologica nei paesi a basso reddito, un graduale azzeramento dei finanziamenti alle centrali a carbone, la riallocazione dei Diritti Speciali di Prelievo di nuova emissione verso i paesi più bisognosi. Riconoscendo lo stretto legame tra clima ed energia», i 20 Grandi hanno poi manifestato l'intenzione di ridurre l'intensità delle emissioni nel settore energetico, implementando la diffusione di tecnologie rinnovabili e a emissioni zero o basse, compresa la bioenergia sostenibile, per consentire una transizione verso sistemi di alimentazione a basse emissioni. Stop anche al finanziamento delle centrali a carbone. «Non passeremo alle energie rinnovabili dal giorno alla notte, ma intanto smetteremo di finanziare il carbone», ha spiegato Biden.

Quel che resta da fare è «passare dalle parole alle azioni concrete, efficaci», ha riassunto, già questa mattina, il principe Carlo d'Inghilterra, intervenuto in apertura. «La sfida climatica è enorme. C'è molto in gioco. E' giunto il momento di mettere da parte le nostre differenze e cogliere opportunità per rilanciare una rinascita verde e credere nella ripresa», ha aggiunto l'erede al trono. E' un lavoro che andrà fatto a Glasgow, a partire da domani. Per convince anche chi, come il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, ha lasciato Roma con le sue «speranze disattese». «Ma almeno non sono sepolte»: toccherà alla Cop26 attuare «le promesse sulla finanza e l'adattamento per le persone e il pianeta».

(di Corrado Accaputo - Askanews)