2 maggio 2024
Aggiornato 00:00
Stati Uniti

Facebook, Youtube e iTunes dichiarano guerra al 'complottismo' di estrema destra

I contenuti pubblicati da Alex Jones e dal sito di 'controinformazione' Infowars cancellati dalla rete. Ed è solo l'inizio di una battaglia 'senza frontiere'

STATI UNITI - C'è chi giura che sia solo l'inizio di una vera e propria 'guerra senza frontiere' al complottismo. Alle 'fake news'. A quel tipo di informazione ritenuta strumentale a conquistare consensi politici da parte dell'estrema destra. La battaglia iniziata dai colossi del web contro Alex Jones, controverso 'complottista' statunitense di destra, è giunta a un momento chiave: tutti i contenuti pubblicati dal giornalista 'controinformatore', come ama definirsi, sono stati cancellati nelle ultime ore da iTunes, Facebook e YouTube. Il social network di Mark Zuckerberg ha infatti annunciato di aver cancellato ben quattro pagine relative a Jones dopo una campagna di pressione durata settimane e decisioni simili assunte già da altre piattaforme tech. Tra le pagine in questione, quella del programma radiofonico InfoWars e quella dei suoi fan.

Facebook contro Alex Jones
Facebook ha reso noto che le pagine cancellate avevano ripetutamente violato le regole per i contenuti sulla piattaforma, attraverso la «glorificazione della violenza» e «l'uso di un linguaggio disumanizzante per descrivere transgender, musulmani e immigrati». Inoltre, 'The Alex Jones Channel' è stato rimosso da YouTube, dove era seguito da 2,4 milioni di persone. In precedenza, Apple aveva cancellato i podcast di Jones, così come aveva fatto Spotify. Paul Joseph Watson, giornalista di InfoWars, ha scritto su Twitter che è in corso una «guerra culturale», una «censura politica».

Da Apple un effetto domino
Jones e InfoWars, per esempio, sostengono teorie «senza fondamento» sul presunto ruolo del governo statunitense negli attentati dell'11 settembre 2001 e che le stragi compiute con armi da fuoco, per esempio quella alla scuola elementare Sandy Hook, non siano altro che «finzioni organizzate dai liberal contro il Secondo emendamento», che garantisce il diritto di possedere armi. Per gli stessi motivi alcuni giorni fa Apple aveva deciso di rimuovere da iTunes e dalla sua app Podcast alcuni programmi prodotti dal sito di destra Infowars e dal conduttore radiofonico americano Alex Jones. Anche in questo caso la motivazione ufficiale riguarda la «violazione delle sue linee guida sui discorsi d’odio (hate speech)». Così cinque dei sei podcast creati dal sito Infowars non sono più disponibili né per il download, né per lo streaming, incluso il podcast giornaliero di Alex Jones. A ruota sono arrivate le decisioni di Youtube, che ha bannato tutti i video del conduttore, e di Facebook che già lo scorso luglio ne ha oscurato le pagine

Alex Jones e InfoWars
Alexander Emerick Jones, 44 anni, è il fondatore di InfoWars. Il sito, nato a marzo del 1999, è diventato negli ultimi anni tra i principali punti di riferimento per i cospirazionisti americani filo-Trump. Ma non sono le 'teorie del complotto' a essere finite nel mirino dei colossi del tech. Sarebbe stato difficile, infatti, motivare il blocco e la cancellazione di questi contenuti. Così nel mirino di Apple e Facebook sono finiti i video che contenevano - questa la motivazione ufficiale - «incitamento all'odio e di pericolo per i bambini». Secondo il sito d’informazione statunitense The Verge in due di questi video «vi erano discorsi d’odio nei confronti di persone musulmane, in un altro aspetti di discriminazione verso le persone transgender». Nell’ultimo video pubblicato - in particolare - un ragazzino, presunto autore di danneggiamenti ad alcune auto, viene colpito da un adulto e scaraventato a terra: il video si conclude con un testo che recita «Come prevenire il liberalismo», invitando all’uso del preservativo per «aiutare l’America a rimanere sicura».