11 dicembre 2024
Aggiornato 07:00
Crisi siriana

Isis in Siria, per Raqqa è gara tra ribelli filo-USA e regime

L'obbiettivo di questa gara non è solo la fine dell'epopea del califfato nero ma anche e soprattutto il futuro assetto di un Paese distrutto da un conflitto che dura ormai da oltre sei anni.

Da ieri Tabqa, strategico feudo dei jihadisti a cinquanta chilometri a ovest di Raqqa è caduta nelle mani delle forze di «Siria Democratica» (SDF)
Da ieri Tabqa, strategico feudo dei jihadisti a cinquanta chilometri a ovest di Raqqa è caduta nelle mani delle forze di «Siria Democratica» (SDF) Foto: ANSA

RAQQA - Per l'assalto finale a Raqqa, la 'capitale' dello Stato Islamico (Isis) nel nord siriano, sembra profilarsi una vera e propria gara tra i ribelli sostenuti dagli Stati Uniti e le forze del regime di Damasco. L'obbiettivo di questa gara non è solo la fine dell'epopea del califfato nero ma anche e soprattutto il futuro assetto di un Paese distrutto da un conflitto che dura ormai da oltre sei anni.
Da ieri Tabqa, strategico feudo dei jihadisti a cinquanta chilometri a ovest di Raqqa è caduta nelle mani delle forze di «Siria Democratica» (SDF), un'alleanza curdo-araba dominata dalle Unità di Difesa del Popolo curdo (YPG) e sostenuta da Washington. Oltre a Tabqa, l'alleanza di ribelli ha preso il controllo della vicina grande diga cittadina, vitale per gli approvigionamenti di elettricità e acqua alla 'capitale' del Califfato.

In generale, dal lancio nel mese di novembre dell'offensiva denominata «l'Ira dell'Eufrate», le forze di SDF, sostenute dal cielo dagli aerei Usa, hanno conquistato estesi territori della provincia di Raqqa ed ora si trovano ad appena otto chilometri dal capoluogo pronti per l'assalto finale. Assalto che viene considerato imminente dagli analisti soprattutto all'indomani dell'annuncio di Washington di voler rafforzare ulteriormente il suo sostegno, fornendo armi alle Unità di Difesa del Popolo curdo (YPG) che costituisce l'ossatura principale di SDF.

Parallelamente ai preparativi dei ribelli di SDF, le truppe del regime del presidente Bashar al Assad, forti degli accordi di «de-escalation» siglate ad Astana con i ribelli sostenuti da Ankara e Arabia saudita, "hanno la strada aperta per dirigersi verso l'est del Paese al fine di impedire ai ribelli sostenuti da Washington, di prendere il controllo delle zone controllate dai jihadisti dell'Isis", come sostengono fonti vicine al governo di Damasco citati da France Presse.

Riferendosi all'intesa siglata nella capitale kazaka da Mosca, Teheran e Ankara, il direttore del quotidiano governativo al Watan, Waddah Abed Rabbo, ha detto a France Presse: «Questa tregua permetterà a parte dell'esercito siriano di schierarsi ad Est verso le zone controllate dall'organizzazione dello Stato Islamico in particolare sul confine siriano-iracheno e nella provincia di Deir Ezzour», zone che si trovano nella parte sud-est di Raqqa dove gli uomini del califfato tengono sotto assedio i governativi.

Secondo il direttore di al Watan, l'operazione militare di Damasco «mira a dissuadere gli Usa e le forze che sostiene di estendere il loro totale controllo sulla parte orientale del Paese». Grandi manovre dunque da una parte e l'altra per posizionarsi nel luogo giusto in vista dell'assalto finale a Raqqa ma anche per il dopo della sua caduta. «Quando l'Isis sarà sconfitto nella sua roccaforte Raqqa, gli Stati Uniti prevedono di continuare fino a Boukamal», località siriana sul confine con l'Iraq, come ha affermato a Afp, l'analista francese Fabrice Balanche. «In questo caso, è meglio per l'esercito siriano avanzare verso est». Una gara che ha due 'tifosi' eccellenti: gli Stati Uniti che fanno da supporter dei ribelli e la Russia ormai partner del regime di Assad.

(Con fonte Afp)