19 aprile 2024
Aggiornato 03:30
In testa al primo turno, non al secondo

Marine Le Pen versione «trumpista» lancia l'Opa sulla Francia operaia

La cifra sociale, identitaria e anti-establishment è ciò che contraddistingue la candidata del Front National. E che potrebbe portarla alla vittoria. Sulla scia di quanto accaduto oltreoceano

La leader del Front National Marine Le Pen.
La leader del Front National Marine Le Pen. Foto: Shutterstock

PARIGI - Nonostante un grado di affidabilità sempre più parziale – a maggior ragione quando ci sono di mezzo i populisti – l'ultimo sondaggio di Le Figaro registra comunque ciò che a poche settimane dal voto per le Presidenziali di Francia sembra assodato: Marine Le Pen è data saldamente in testa al primo turno per l'Eliseo, col 27% dei votanti dalla sua parte. La madrina del Front National è seguita con il 25% dall'outsider «di sistema» Emmanuel Macron, alla guida del movimento terzista En Marche. Poche speranze dovrebbero avere Francois Fillon - candidato dei Republicains sepolto dallo scandalo dei fondi pubblici utilizzati per assumere familiari - e Benoit Hamon, «testimonial» del partito socialista post-Hollande. 

Il secondo turno
Ogni volta che si parla di Francia, però, bisogna considerare che il primo turno è solo il primo tempo: sempre le rilevazioni demoscopiche, infatti, registrano come la candidata del Front National uscirebbe perdente al ballottaggio tanto con Macron quanto con Fillon. A Marine dunque, seppure con percentuali di tutto rispetto (qualcosa come 44-46%), toccherebbe la stessa sorte del padre Jean-Marie contro Chirac: sconfitta dall'union sacrée schierato in blocco per sbarrarla la strada.

L'esordio nella «rossa» Nantes
Tutto già deciso? Non esattamente. Questo, infatti, è ciò che il sistema mediatico ripete in continuazione, terrorizzato com'è che il precedente realizzato da Donald Trump dopo lo shock della Brexit possa determinare la prima presidente della Repubblica sovranista d'Europa. Il punto è che proprio ciò che è avvenuto negli Usa sembra essere stato metabolizzato meglio dalla candidata frontista che dai suoi avversari. L'esempio si è avuto proprio durante il primo comizio della campagna elettorale, tenuto indicativamente a Nantes, città di tradizione socialista e operaia. Qui Le Pen ha calcato sull'anima più interventista delle tesi del Front promettendo «più stato, meno globalizzazione», mentre poco prima dell'incontro due pullman di sostenitori lepenisti venivano attaccati dai militanti della sinistra radicale.

L'elemento identitario
La vis polemica «trumpista» è stata rilanciata, poi, sul tema dell'immigrazione: «Riporteremo i clandestini al di là di una frontiera che esiste veramente – ha affermato -. Ripristineremo le frontiere nazionali: i francesi non ne possono più dell’immigrazione di massa, legale e illegale, incontrollata, sotto tutti i governi». Ma, come è già avvenuto a Lione durante la presentazione della campagna presidenziale, è la cifra sociale e anti-establishment a rappresentare l'elemento «identitario» della sua comunicazione: quello che si scaglia contro «un sistema globale capitalista al capolinea», perché è dove «si creano nuovi schiavi per fabbricare prodotti da vendere a disoccupati».

Macron? Il «candidato dei soldi» che vuole più Europa...
Tematiche sulle quali la risposta a Le Pen dovrebbe arrivare dal «Renzi di Francia» Macron. «Le candidat du fric», il candidato dei soldi come viene soprannominato, sembra davvero poco connesso però con le esigente dei cosiddetti «perdenti della globalizzazione», dato che l'ex ministro dell'Economia e già uomo della Rothshild ha rivendicato di voler liberare la Francia dai lacci delle corporazioni ma soprattutto ha pensato bene di distribuire bandiere blu dell’Ue durante il suo meeting prospettando più Europa. Non è un caso che la prima risposta di Marine Le Pen, quando ancora la candidatura di Macron si ventilava all'interno delle primarie socialiste, è stata piccata: «Emmanuel Macron? Sì, ha vinto anche lui le primarie, ma quelle delle banche. Il suo è un programma senza un briciolo di modernità. È il candidato di un’ideologia ultraliberale e della mondializzazione selvaggia: che pena».

Inchieste contro? Marine tira dritto
Proprio il mix di protezionismo, sovranismo e lotta all'establishment proposto da Marine si sta dimostrando più forte non solo degli attacchi degli avversari ma anche delle inchieste della magistratura. Se lo scandalo «Penelopegate» ha azzoppato la candidatura di Fillon, lo stesso non sta accadendo sui presunti incarichi fittizzi al Parlamento europeo addebitati alla leader del Fn. Davanti alle accuse Le Pen ha rilanciato sfidando apertamente la magistratura: non solo ha spedito una lettera in cui ha chiarito che non si farà vedere dagli inquirenti fino ad elezioni concluse ma da Nantes ha pubblicamente stigmatizzato il ricorso a mezzi illegali nella campagna elettorale rivolgendo un appello a non «contrastare la volontà del popolo: i magistrati ci sono per applicare la legge, non per inventarla, non per contrastare la volontà del popolo, non per sostituirsi al legislatore».