NEW YORK - Sin dall'inizio il presidente eletto Donald Trump ha detto di voler chiudere i confini, stracciare ogni accordo sul libero mercati, imporre tariffe più forti sulla Cina e infine rinegoziare il Nafta, l'intesa firmata negli anni '90 tra Stati Uniti, Canada e Messico. I principali media hanno citato decine di studi in cui si sosteneva che il protezionismo di Trump sarebbe stato deleterio per l'economia americana. Un analisi di Moody's Analytics afferma che spariranno 4 milioni di posti di lavoro e non ne saranno creati 3 milioni, portando così gli Usa verso la recessione.
Bloomberg ventila benefici
Forti preoccupazioni sono state espresse anche dagli esperti del Wall Street Journal e di Cnn e di Bloomberg. Tuttavia, proprio su Bloomberg, una analisi recente sostiene che non è così facile fare previsioni di questo genere. Chiaramente, continua l'agenzia americana, non è facile usare esempi, visto che dopo la Seconda guerra mondiale si è andati incontro a una sostanziale apertura dei mercati a livello globale. L'applicazione di tariffe moderate, senza aprire una guerra e chiudere in modo totale le frontiere, potrebbe portare a dei benefici per gli Stati Uniti, aumentando i posti di lavoro e la produzione in America.
Danni non economici, ma politici e diplomatici
Ovviamente i veri danni sono più politici e diplomatici che economici. L'applicazione di tariffe potrebbe rovinare i rapporti con la Cina, in un momento in cui le tensioni nel mar cinese del sud sono giunte ai massimi. E così lasciare troppo spazio di manovra a Pechino nell'area, ritirando i militari dall'area e facendo saltare la Trans Pacific Partnership potrebbe creare pericoli ancora più gravi e pericolosi per il mondo rispetto a una guerra delle tariffe.
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