Ucraina, Savchenko libera: verso la fine delle sanzioni alla Russia?
Con lo scambio odierno tra Mosca e Kiev, si scioglie uno dei nodi più grossi degli accordi di Minsk. Ed ecco a cosa potrebbe portare
MOSCA - Con lo scambio odierno tra Mosca e Kiev, si scioglie uno dei nodi più grossi degli accordi di Minsk: perchè anche se tra i punti dell'elenco Nadezhda Savchenko non compariva, la pilota ucraina - condannata a 22 anni dalla giustizia russa per l'omicidio di due giornalisti e oggi graziata e rimandata a Kiev - tra scioperi della fame, della sete e proclami anti Putin, era diventata l'ultima fiera bandiera della Maidan, proprio mentre la Kiev post rivoluzione versa in una crisi economica e politica molto grave.
Nadja e gli accordi di Minsk
ll caso Savchenko era un nodo nascosto e apparentemente insolubile dell'applicazione degli accordi di Minsk e del processo di pacificazione. Il suo rimpatrio in Ucraina è quindi simbolico ed è sempre stato l'unico possibile preludio alla fine delle sanzioni occidentali contro Mosca, anche se più d'uno aveva fatto notare che l'omicidio per il quale era stata giudicata riguardava civili e quindi nulla aveva a che fare con lo scambio di prigionieri e di ostaggi di guerra, previsto tra i punti. Ma la sua figura non poteva essere dimenticata troppo facilmente o ignorata nella realizzazione degli accordi.
Chi è
Per Mosca la pilota di elicotteri Savchenko, in congedo nell'estate del 2014, si era unita al battaglione Ajdar, considerato dall'Osce e da Amnesty International, colpevole di «crimini di guerra». E aveva così contribuito all'individuazione e al bombardamento delle posizioni dove si trovavano anche due giornalisti: Anton Voloshin e Igor Korneljuk, uccisi a colpi di mortaio. Lei si era sempre dichiarata innocente, sfoggiando in aula la ben nota t-shirt con il tridente ucraino e trasformando in un'arringa la sua ultima parola al processo a suo carico, conclusa con un dito medio alzato figurativamente contro la Russia di Putin, definito «un mix tra Napoleone e Hitler».
Il baratto
E proprio queste posizioni, così nette e urlate, costituivano il principale ostacolo per sbloccare gli accordi di Minsk, avviando un possibile baratto con Yevgeny Yerofeyev e Alexander Alexandrov, individuati ormai da tempo come «merce di scambio» con la Savchenko. Il tutto benchè le rispettive storie non fossero proprio speculari a Nadja: i due erano stati infatti accusati da Kiev di essere spie militari russe, ossia ufficiali della Gru (i reparti di polizia segreta militare) e condannati da un tribunale di Kiev a 14 anni di carcere per aver combattuto nelle fila dei ribelli separatisti filo-russi nell'Est del Paese.
La grazia
Era comunque necessaria da entrambe le parti una richiesta di grazia, che a quanto pare Savchenko non era intenzionata a presentare, ma i russi sì. Ossia non solo i russi condannati da Kiev, ma anche la Russia, chiaramente intenzionata a risolvere la faccenda e liberarsi dalla detenuta sempre più scomoda. E così con la richiesta di perdono, al posto della pilota ucraina, sono subentrate le famiglie delle vittime a lei imputate. Un colpo di scena che lascia a bocca aperta, commentato così dallo stesso Putin in un incontro con la sorella di Anton Voloshin e la moglie di Igor Kornelyuk: «Non voglio tornare alla tragedia per la quale avete perso i propri cari, voglio solo ringraziarvi per questa posizione ed esprimere la speranza che tali decisioni sono dettate principalmente da considerazioni di umanità, che porterà ad una riduzione degli scontri in una certa zona del conflitto (il Donbas) e ad aiutare ad evitare inutili e terribili perdite».
E ora?
«La Savchenko è stata scelta come vittima sacrificale dalla nostra politica» dice ad Askanews il politico e giurista ucraino Vladimir Oleinik, che ha militato sia nel Blocco Timoshenko, sia nel Partito delle Regioni, per poi riparare in Russia. «Ma fare di lei una vittima sacrificale sicuramente non ha semplificato il processo di liberazione». E ora cosa accadrà? Quale sarà il suo effetto sulla politica ucraina? «La cosa importante che non emerga l'ideologia dell'odio nei confronti della Russia». Nell'ottobre 2014 è stata peraltro eletta deputata nelle file del partito Unione Pan-Ucraina «Patria» e ora «potrebbe prendere sotto di sè qualsiasi progetto politico», dice Oleinik, anche perchè «ha dimostrato di essere una donna combattiva, ha saputo sostenere la pressione di un processo in Russia. Figuriamoci a Kiev cosa potrebbe fare».
(Fonte Askanews)