Se Palmira (e il silenzio intorno alla sua liberazione) è la prova che in Siria aveva ragione Putin
Avete forse sentito pronunciare una parola, a Barack Obama e ai leader occidentali, sulla liberazione di Palmira? Probabilmente no. E non vi siete chiesti la ragione? La riconquista della bellissima città siriana rappresenta il fallimento della strategia occidentale in Siria. E dimostra che, dopotutto, Putin aveva ragione

DAMASCO - Dopo le tragedie degli ultimi giorni che, per mano dei terroristi, hanno sconvolto l'Europa e non solo, una notizia è giunta a rischiarare l'orizzonte: la riconquista di Palmira. La bellissima città di epoca romana dell'Imperatrice Zenobia è stata liberata dall'esercito di Damasco dopo giorni di strenua lotta contro i jihadisti dell'Isis, dopo che la sua presa, qualche mese fa, aveva letteralmente sconvolto il mondo. Ce lo ricordiamo tutti quando l'Isis è entrato in quello straordinario patrimonio dell'Unesco, abbattendo templi e colonne e uccidendo barbaramente il responsabile del sito archeologico. Quello che è strano, invece, è che la liberazione dell'antica e preziosa città siriana sia passata quasi sotto silenzio da parte della stampa mainstream, ma soprattutto dei più grandi capi di stato e di governo. Ve ne siete accorti?
Il contributo simbolico della liberazione di Palmira
Strano perché la liberazione di Palmira dalla furia jihadista rappresenta un punto di non ritorno altamente simbolico nel conflitto siriano. La furia iconoclasta dell'Isis stava sbriciolando uno dei più importanti patrimoni culturali del mondo, e polverizzando la storia di una città che è stato un epicentro culturale importantissimo tanto per l'Occidente quanto per l'Oriente. Perché Palmira, città carovaniera che collegava l'Est all'Ovest, è sempre stata uno straordinario «collante» di tradizioni diverse: è stata Tadmor, la perla del deserto citata anche nella Bibbia per essere stata fortificata da Salomone, per poi essere annessa alla provincia romana della Siria sotto l'imperatore Tiberio. La distruzione di Palmira, dunque, rappresentava anche la distruzione di una parte fondamentale della storia dell'Occidente e dell'Oriente, e di tutto il mondo libero. Ma c'è un altro motivo per cui la notizia della liberazione della città non sarebbe dovuta passare sotto silenzio: perché Palmira, strategicamente, rappresenta un importante snodo verso est; da lì, infatti, si raggiungono prima Deir El Zor e poi, proseguendo a nord, Raqqa, la capitale, insieme a Mossoul (in Iraq), del cosiddetto Stato Islamico.
Una buona notizia non è una notizia?
E' vero che, nel gergo giornalistico, si dice spesso che una buona notizia non è una notizia. Ma questo non è sempre vero. Non lo è, soprattutto, quando si celebra una liberazione; quando coloro che la stessa stampa cataloga come «nemici», responsabili di attentati barbari ampiamente documentati, poi subiscono una sconfitta in grande stile. Perché, allora, tanto silenzio? Se n'è stupito anche Robert Fisk sull'Independent, chiedendosi la ragione di una simile indifferenza da parte di leader come David Cameron e Barack Obama, che pochi giorni prima abbiamo visto piangenti a seguito degli attentati di Bruxelles. La ragione è che dietro all'esercito siriano c'era la Russia di Vladimir Putin. La ragione è che la riconquista di Palmira rappresenta esattamente il fallimento della strategia occidentale in Siria. Quella strategia il cui obiettivo primario è stato quello, per lungo tempo, di far cadere Assad fomentando la rivolta e quindi la guerra: e finendo, dunque, per compattare i jihadisti.
Il fallimento del metodo occidentale
Bashar al Assad non è certo un campione di democrazia; tutt'altro. Il dittatore siriano ha delle enormi responsabilità in un conflitto che ha mietuto centinaia di migliaia di vittime: ecco perché una sua fuoriuscita, a seguito del processo di pace, è del tutto auspicabile. Ma il vizio occidentale di perseguire con ogni mezzo il rovesciamento di regimi a sé invisi, anche a costo di rinfocolare le scintille dello jihadismo e di rafforzare gli estremisti, si è ampiamente dimostrato un metodo perdente. Così, alla fine, è stato l'esercito siriano, aiutato dalle bombe russe, a liberare Palmira, infliggendo all'Isis una gravissima perdita. E sarà forse la Russia, sostenendo l'esercito siriano, a liberare infine Raqqa, la capitale dello Stato islamico - liberazione che tutto il mondo attende con ansia -. E chissà se allora l'Occidente potrà rimanere ancora in silenzio.
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