Saranno le privatizzazioni a salvare la Russia?
Secondo l'economista e direttore dei programmi economici presso il Carnegie Moscow Cente Andrey Movchan, non è detto che il programma di privatizzazioni annunciato sarà realizzato
MOSCA - Di sicuro non sarà un'occasione ghiotta per gli investitori internazionali e non è detto neppure che sarà una privatizzazione. L'annuncio che riguarda la vendita pacchetti nel colosso del greggio Rosneft, in quello dei diamanti Alrosa o nelle principali banche russe Sberbank e Vtb si potrebbe rivelare piuttosto, con «buona probabilità un passaggio statale da una tasca all'altra o a oligarchi vicini al potere». Lo afferma in un colloquio con askanews Andrey Movchan, economista, direttore dei programmi economici presso il Carnegie Moscow Center. «Non conterei sul fatto che questo programma annunciato verrà realizzato» dichiara. «E non lo considererei come un programma di privatizzazione: obiettivamente le azioni delle compagnie russe sono al momento a buon mercato e quindi non è conveniente privatizzarle, e soprattutto non ci sono investitori stranieri, al di là del fatto che gli permettano o meno di comprare azioni, mentre gli investitori russi non hanno liquidità, al di là del desiderio o meno di comprare».
Una notizia che ha fatto il giro del mondo
Anche sui cosiddetti oligarchi, Movchan distingue tra coloro che «sono più indipendenti, che difficilmente comprerebbero qualcosa al momento, a meno che non siano costretti. Oppure la vendita a persone vicine (al potere) in base a qualche schema». Tuttavia la notizia della vendita di azioni per i gioielli di Stato ha fatto il giro del mondo, proprio in un momento complicato, non solo per Mosca, ma sicuramente foriero di ulteriori difficoltà per la Russia. Come ha dichiarato oggi dalla Banca Centrale: «il deterioramento del contesto economico esterno» alla Russia «all'inizio di quest'anno, aumenta i rischi di indebolimento delle attività economiche» nazionali. Intanto il rublo continua a perdere terreno contro euro e dollaro-rublo, anche a causa del forte calo del petrolio: il greggio si avvicina a quota 30 dollari, con il wti che ieri ha accusato una flessione del 3,2% attestandosi a 30,57 dollari al barile.
Pessismo
Sulla situazione dell'economia russa, da sempre troppo agganciata al barile, Movchan è «pessimista», ma secondo lui la svalutazione del rublo e l'aumento del carovita non non indicatore di come le cose stiano realmente andando. E non pensa neppure che eventuali colloqui con l'Opec di Mosca possano portare a un'inversione di tendenza del prezzo del greggio. E «se prevediamo per il prossimo anno un'inflazione al 15%, non è niente di colossale se lo paragoniamo a quanto accaduto all'Argentina, ad esempio». Inoltre il Paese ha un debito «non significativo», e ha sostanziose riserve valutarie. D'altro canto però l'economia soffre e la popolazione si impoverisce, «ma difficilmente potrà influire sulla stabilità, in una prospettiva a breve termine».
Una situazione preoccupante
La situazione preoccupa perchè «perdiamo terreno come player sui mercati internazionali», ma non «per quello che si dice di solito: che ci saranno disordini o destabilizzazione o la distruzione del tessuto statale: questo non ci sarà a mio avviso». Movchan quindi esclude «problemi politici» legati al contesto sociale, «anche se comunque il Paese si impoverisce e questo impoverimento continuerà, ed è davvero triste. Ma ci sono Paesi anche più poveri». Il progressivo impoverimento e l'abbassamento dei salari avrà anche un'altra conseguenza, i professionisti qualificati, come programmisti e manager, lasceranno il Paese e più in «generale, progressivamente ci avviciniamo agli anni 90 come struttura di vita».
(Con fonte Askanews)
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