10 ottobre 2024
Aggiornato 00:00
Per le sue politiche migratorie

Tutti contro Angela

Nonostante gli attacchi interni e esterni, la cancelliera tedesca si è nuovamente opposta alla proposta di introdurre un tetto agli arrivi di migranti in Germania. Ma Angela pare sempre più sola e debole, soprattutto dopo i fatti di Colonia

BERLINO – Angela Merkel è ormai accerchiata. La sua politica liberale sui rifugiati, soprattutto dopo i gravi fatti della notte di San Silvestro, la pone in una posizione sempre più fragile.  La cancelliera tedesca ha per mesi ripetuto ai suoi cittadini che la Germania sarebbe stata all’altezza della situazione, e che l’accoglienza si sarebbe dimostrata la strada giusta da seguire. Le manifestazioni di benvenuto da parte dei tedeschi nelle principali stazione di arrivo dei profughi parvero dimostrare la disponibilità del popolo a fare un tentativo. Ora, però, la situazione sembra molto diversa, e l’ottimismo di Angela pare sul punto di crollare.

L’opinione pubblica contro
Del resto, secondo un sondaggio INSA, il 61% dei tedeschi è meno tranquillo riguardo alla politica di accoglienza dopo i fatti di Colonia, il 63% è convinto che il Paese stia ospitando già troppi richiedenti asilo e solo il 29% ancora concorda con la filosofia merkeliana del «ce la possiamo fare». E la notizia ancora peggiore è che i più scettici non appartengono necessariamente al popolo dell’estrema destra: sono ormai decisamente diffusi. Inutile negare, in ogni caso, che le violenze della notte di San Silvestro siano state (politicamente parlando) un volano per i movimenti populisti e xenofobi, come Pegida e l’AfD. Ma nonostante l’infausto scenario, Angela sembra decisa a tener duro.

Le argomentazioni (poco convincenti) di Angela
Due giorni fa, la cancelliera ha cercato di difendere strenuamente la sua politica sui rifugiati davanti ai suoi più feroci detrattori: i temibili alleati cristiano-sociali della Csu. La Merkel ha infatti ribadito la sua ferma opposizione a mettere un tetto al numero di arrivi in Germania, pur assicurando di voler cercare di ridurre il flusso attraverso iniziative portate avanti in sede europea, in primis l’accordo con la Turchia. Una posizione che, al di là di eventuali giudizi etici, dal punto di vista politico risulta certamente piuttosto debole, perché non supportata dalla prova di poter gestire gli arrivi e la sicurezza in modo efficace. Al contrario, l’argomento con cui la cancelliera ha tentato di rassicurare gli animi è l’Unione europea: peccato che l’Ue, come ha largamente dimostrato negli scorsi mesi, pare non essere esattamente affidabile sulla questione. Il rifiuto delle quote da parte di alcuni Paesi, la costruzione di muri, il buco nell’acqua delle redistribuzioni, il recente annuncio dell’Austria di voler dimezzare gli ingressi dimostrano che l’Europa non sia ancora capace di cooperare per trovare la quadra. Ancora più avvilente, poi, far affidamento sulla Turchia di Erdogan, che l’Europa ha reso un «rubinetto» regolatore del flusso di profughi a un prezzo fin troppo salato.

Circondata
Che Angela sia in difficoltà è sotto gli occhi di tutti. Ma è diventato palese quando ha preso la parola a Davos il presidente della Repubblica, Joachim Gauck. Il Presidente ha sostenuto che limiti agli ingressi potrebbero rendersi «moralmente e politicamente necessari» per assicurare l'accettazione dei rifugiati e bilanciare le esigenze umanitarie di accoglienza con la richiesta dei cittadini che la società tedesca continui a funzionare. «Se i democratici non parlano di limiti, lo faranno i populisti e gli xeonofobi», ha affermato. Intanto, il presidente della Baviera (principale punto di arrivo dei profughi) nonché leader della Csu Horst Seehofer ha minacciato di presentare ricorso contro il governo davanti alla Corte costituzionale, un fatto senza precedenti all'interno della coalizione. Per non parlare poi del ministro dei Trasporti Alexander Dobrindt, che ha chiesto esplicitamente la chiusura delle frontiere.

La resa dei conti
Lo scenario è chiaro: e la pressione, sulla cancelliera tedesca, è alle stelle. Per il momento, Angela sembra decisa a perseverare a denti stretti sulla sua linea, cercando di tenere sotto controllo le pressioni interne ed esterne, e attendendo con fiducia il prossimo vertice Ue a febbraio. Ma si avvicina il momento in cui dovrà fare i conti con chi, in Germania e fuori, l’attende al varco: e non è affatto detto che la cancelliera «di ferro» riuscirà a spuntarla anche questa volta.