Strage di Parigi, il governo si difende: «Non esiste rischio zero». E chiede aiuto all'Ue
sanguinosi attentati di Parigi, dieci mesi dopo quelli contro il settimanale satirico Charlie Hebdo, hanno provocato un vespaio di polemiche a proposito della presunta incapacità delle forze di sicurezza francesi di prevenire gli attacchi
PARIGI - I sanguinosi attentati di Parigi, dieci mesi dopo quelli contro il settimanale satirico Charlie Hebdo, hanno provocato un vespaio di polemiche a proposito della presunta incapacità delle forze di sicurezza francesi di prevenire gli attacchi. Sotto il fuoco incrociato delle critiche sono finiti soprattutto i servizi d'intelligence. Il ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve ha provato oggi una difesa d'ufficio: «il rischio zero non esiste», ha detto a radio France Info. «Abbiamo mobilitato 115.000 agenti di polizia, gendarmi, militari su tutto il territorio nazionale per assicurare la protezione della Francia».
Punti oscuri
Ma mentre l'inchiesta sugli attentati prosegue, restano ancora alcuni punti oscuri. Come ad esempio la gestione del caso di Samy Amimour, francese di 28 anni, sospettato di voler partire per lo Yemen, accusato nell'ottobre del 2012 di «associazione per delinquere a fini terroristici» e posto sotto controllo giudiziario. Circostanza che non gli ha impedito di raggiungere, un anno più tardi, la «terra della jihad» siriana. «Da mesi, conduciamo indagini, arrestiamo quelli che tornano dalla Siria, continuiamo a neutralizzare coloro che vogliono compiere attacchi», si è difeso Cazeneuve a nome del governo. «Durante l'estate, abbiamo sventato sei attentati. Il rischio zero non esiste di fronte a individui che hanno dichiarato guerra al nostro Paese e all'Europa», ha insistito il ministro.
Fuori dal territorio nazionale
L'attacco che ha fatto 129 morti e oltre 350 feriti vicino allo Stade de France, nella sala del Bataclan e in alcuni bar e ristoranti della capitale «è stato preparato da cellule al di fuori del territorio nazionale e gli individui mobilitati non erano noti ai nostri servizi» di intelligence, ha sottolineato Cazeneuve, precisando che anche nei casi in cui erano conosciuti non lo erano per atti di terrorismo.
Carenza di risorse
Indicando una «carenza di risorse», il ministro ha infine sottolineato l'importanza di «un rapido aggiornamento di tutti i materiali» utilizzati dalle forze di sicurezza, come «scudi e giubbotti antiproiettile» e la necessità di «investire in equipaggiamenti e attrezzatura digitale» per contrastare con maggiore efficacia i jihadisti che utilizzano messaggi cifrati.
Aiuto all'Ue
Il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian ha chiesto oggi ai partner Ue «una partecipazione militare accresciuta» in alcuni teatri d'operazione all'estero, e l'«appoggio» alla Francia nella lotta contro l'Isis in Siria. Le Drian ha citato una clausola di solidarietà nei trattati europei in caso d'aggressione verso un Paese Ue. «La Francia non potrà essere sola in questi teatri» ha detto Le Drian ai colleghi europei riuniti a Bruxelles.
Nodo obiettivi di bilancio
Gli obiettivi di bilancio europei della Francia saranno «ampiamente superati» e l'Unione europea «deve comprenderlo»: lo ha detto oggi il primo ministro francese Manuel Valls a France Inter, evocando una serie di misure adottate dal governo, dopo gli attentati di Parigi. «Dobbiamo dare tutti i mezzi, come non è mai stato fatto nel nostro Paese, a polizia, gendarmeria e servizi di intelligence», ha detto il premier alla radio France Inter. I vincoli di bilancio europei della Francia, ha insistito Valls, «saranno necessariamente superati con questi mezzi (...), ma non accadrà a scapito di altri budget. L'Europa deve comprenderlo». Rispondendo a una domanda sull'uso del termine "guerra" fatto dal presidente Francois Hollande davanti alle Camere, Valls ha spiegato: «no, non siamo in guerra civile, siamo in guerra contro un nemico che sta attaccando il nostro territorio».
(Con fonte Askanews)