20 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Sarà lui a ricucire i rapporti con Mosca?

Donald Trump è davvero il Putin d’America?

Capita spesso, sulla stampa internazionale, di vedere Donald Trump e Vladimir Putin avvicinati per le loro «somiglianze». Ma come interpretare davvero la «simpatia» espressa dal candidato repubblicano verso il capo del Cremlino?

WASHINGTON – Forte, diretto, mediatico, narcisista quanto basta e determinato a fare della propria nazione la più potente di tutte. Tale descrizione potrebbe riferirsi a Vladimir Putin, l’uomo forte della Russia, ma anche al candidato alle presidenziali americane che più sta facendo parlare di sé: Donald Trump.  E’ stato proprio il plurimiliardario 69enne a dichiarare, durante un viaggio in Scozia, di poter avere un ottimo rapporto con il capo del Cremlino. «Putin ha un’enorme popolarità in Russia, la gente ama quello che fa e ciò che rappresenta» ha dichiarato Trump a Fox News. «Sono stato a Mosca due anni fa e vi dirò, si può andare d’accordo con i russi ed averci un buon rapporto. Si possono fare affari con loro. E’ Obama a non esserne capace», ha aggiunto. Un «endorsement» di Trump verso il nemico numero uno degli Stati Uniti? L’esplicitazione di un feeling capace di abbattere qualsiasi nuova cortina di ferro?

Donald il Putin d’America?
In effetti, la paradossale «somiglianza» tra i due uomini politici è già stata oggetto di varie speculazioni della stampa internazionale. Un eloquente esempio è il Washington Post, che considera Donald Trump il Putin d’America. Tra i due personaggi, il quotidiano Usa individua molti punti in comune. Quello fondamentale, la «vocazione» a restaurare la passata grandezza delle proprie patrie. Del resto, il motto di Trump, mutuato dal suo predecessore Reagan, è «Make America Great Again!», «Rendiamo l’America di nuovo grande!». Questo, unito a una buona dose di sicurezza, narcisismo e fiducia in se stesso, lo avvicinerebbe molto al capo del Cremlino. Il quale – secondo il Washington Post – avrebbe in comune con il candidato americano anche la consapevolezza dell’inscindibilità tra potere e influenza mediatica. Del resto, il tema della rivincita e della restaurazione della grandezza della Russia è di certo un elemento fondante la retorica putiniana.

I russi storcono il naso...
Eppure, non tutti condividono questa analisi. Secondo BloombergView, anzi, i russi non la approverebbero affatto. Per loro, Trump sarebbe più comparabile a impavidi e rocamboleschi businessmen russi quali Yevgeny Chichvarkin, fondatore di una catena di telefoni, amante dei media, dei vestiti da pop star e degli affari troppo azzardati, o Boris Berezovsky, membro della prima oligarchia russa, megalomane e donnaiolo. Putin, invece, prima di essere un «personaggio», è innanzitutto un uomo di stato, verso cui il popolo prova un misto di timore, ammirazione e sottomissione. Putin non è un «vip», ma uno che (pur non disdegnando le prese in giro) sa bene che, con la (geo)politica, non si scherza. Insomma: per BloombergView, Putin, uno come Donald Trump, se lo mangerebbe a pranzo.

Sarà Trump a sciogliere il ghiaccio? Improbabile...
Russia Today si spinge più in là: l’emittente russa mette del tutto in discussione la «retorica russofila» del candidato repubblicano. Sbaglierebbe infatti tanto chi reagisce a tali prese di posizione accusando Trump di follia, quanto chi lo considera il «santo» che restaurerà i rapporti tra Mosca e Washington. Lo dimostra ad esempio il fatto che, in passato, il miliardario accusò Obama di sbagliare con la Russia ma per eccesso di timidezza, o agganciò la rimozione delle sanzioni al «comportamento» di Mosca. Secondo Russia Today, quindi, l’atteggiamento di Trump verso il Cremlino non dipende dalla volontà di tenere, nei suoi confronti, una linea più morbida, ma da quella di usare un pugno più duro. In questo senso sono da leggere le recenti dichiarazioni del miliardario: «Putin non ha rispetto per il presidente Obama. Ma rispetterà me, ve lo posso assicurare». Insomma: non sarà Trump, per l’emittente russa, a mettere fine al gelo, a maggior ragione per quella sua strenua convinzione che non ci sia nulla che non possa ottenere. Un atteggiamento che, soprattutto su certe questioni, Putin – c’è da scommetterci – non apprezzerebbe un granché.